Jazz, primo disco della padovana Giulia Facco

"The prophecy" esce oggi: «Ogni canzone racconta un pezzo di vita»

PADOVA. “The Prophecy” (Emme Record Label) il primo disco della giovane jazzista, pianista e compositrice padovana Giulia Facco esce oggi nei negozi tradizionali e nei digital store. La musicista, classe 1985, ha inciso gli otto brani di sua composizione al Tube Recording Studio di Fara in Sabina (Rieti) con il suo Quintet: Mirko Cisilino (tromba), Davide Tardozzi (chitarra), Riccardo Di Vinci (contrabasso) ed Enrico Smiderle (batteria). «“The Prophecy” è un disco che raccoglie otto brani da me composti tra il 2009 e il 2014 - dice l’artista spiegando la genesi del cd - ogni composizione è un universo sonoro ed emotivo, legato ad esperienze di vita. Il disco è nato in modo casuale. Avevo cominciato a scrivere pezzi un po’ per mia necessità e un po’ come per esercizi per il conservatorio. Dopo di che ho partecipato a un concorso a Fara in Sabina ed Enrico Mozza, il direttore della manifestazione, mi ha proposto di registrare nel suo studio. Il mio ritratto in copertina è un’opera del pittore padovano Alberto Bortoluzzi, 27 anni».

La pianista precisa nelle note di copertina del comporre in modo istintivo. «La composizione», spiega, «non si decide a tavolino ma è una cosa che arriva in modo naturale. Mi viene in mente una melodia a cui aggiungo un giro di basso o di accordi che stiano bene insieme. Nonostante io abbia studiato l’armonia, creo le progressioni armoniche lasciandomi guidare dal gusto e dall’orecchio. Se un accordo sta bene in un dato contesto lo lascio anche se non rappresenta una soluzione logica dal punto di vista dell’armonia».

“The Prophecy” il titolo dell’album e di uno dei brani più importanti del disco è ispirato a un avvenimento preciso. «Un po’ per scherzo», racconta, «mi sono fatta fare le carte da un’amica di un’amica. Mi ha colpito l’energia di questa persona e poi l’atmosfera: una sconosciuta che mi diceva cose molto personali su di me e che mi prediceva il futuro. Sono tornata a casa in stato ricettivo e il pezzo è uscito in automatico. A volte ho come la sensazione che il pezzo esista già e io riesca a capire dov’è e a scriverlo in modo molto spontaneo». Un altro dei brani si intitola “Out of the comfort zone”. «È nato in un pomeriggio in cui stavo componendo ed ero un po’ giù. Allora mio fratello mi ha citato la frase: “Life begins out of your comfort zone” per dire che la vita comincia fuori dai confini di quello che conosciamo e che troviamo rassicurante. Se tu stai nella tua zona confortevole è tutto sotto controllo ma arrivi fino ad un certo punto, invece, uscendone e rischiando cominci veramente a vivere e puoi raggiungere traguardi importanti. Il brano è una suite in tre movimenti che rappresentano la riflessione, la presa di coscienza e poi il cominciare a buttarsi nella vita senza temere i rischi». Sul fronte musicisti, «il contrabbassista Riccardo Di Vinci è uno dei miei più cari amici, abbiamo cominciato a suonare il jazz insieme - dice - Enrico Smiderle l’ho conosciuto al conservatorio di Rovigo, è una delle giovani promesse del jazz italiano. Poi, mi hanno consigliato Mirko Cisilino e Davide Tardozzi, altro allievo del conservatorio di Rovigo, mi è stato consigliato dal compianto Marco Tamburini che era il mio insegnante di musica d’insieme. C’è molto di Marco in questo disco perché lui ha visto nascere i brani».

Giulia Facco si esibirà il 3 febbraio all’Osteria Da Filo a Venezia e il 4 al Ristorante Vegetiamoci di Padova.

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