La birra cresciuta con la città fa brindare cinquanta paesi

Dalla Cappellari alla Maura fino alla Peroni: un amore lungo più di un secolo

È terra di vigneti e di vini straordinari, il Veneto. Bardolino, Prosecco, Cartizze, Pinot - e tanti altri - da secoli accompagnano i pasti e i piaceri della nostra gente. Ma fra Padova e la birra è nato da tempo un rapporto speciale, anche perché è dal 1890 che in città si produce buona birra.

La storia inizia nello Stabilimento Birra Cappellari di piazza Insurrezione. Ed è lì che Arrigo Olivieri nel 1916 rileva la Birra Cappellari e nel 1919 - dopo la fusione con “Birra Maura” (una seconda fabbrica padovana) e il subentro del socio Giovanni Battista Frigo - cambia la ragione sociale della “birra del Santo” in Birra Itala Pilsen. In quel periodo, con la sua produzione annuale di circa 170 mila ettolitri, 100 operai e 50 impiegati, Itala Pilsen è la quarta azienda in Italia per dimensioni, capace di coprire il 7 per cento del mercato nazionale. Un’azienda forte che attira l’interesse di due delle più grosse industrie birrarie del momento: la Peroni e la Pedavena dei fratelli Luciani. Così il 30 gennaio 1950 l’Itala Pilsen diviene una Società per azioni, e il suo capitale è diviso a metà fra i due colossi: 50 per cento alla Peroni e al 50% alla Pedavena. Nel 1962 si inaugura il nuovo centro di imbottigliamento nell’attuale sede di via Prima Strada. È un’Italia diversa, quella di allora. E una città diversa è Padova: la cultura contadina domina ancora su quella industriale, e nella zona industriale i capannoni si contano sulle dita di una mano. Macchina e televisione sono un lusso per pochi, il boom economico deve ancora arrivare e la produzione birraia di Padova si prepara ad attraversare il cambiamento con la forza di chi ha già spalle solide. Attorno allo stabilimento nasce una delle più grandi realtà industriali d’Italia e i capannoni si moltiplicano. È il tempo del boom e la birra c’è.

All’inizio degli anni ‘70 la famiglia Luciani cede la sua quota di proprietà alla Peroni, che ne diviene unica proprietaria e da allora, con lo spostamento di tutto il processo produttivo nell’attuale sede di Via Prima Strada che avviene nel 1973, inizia un viaggio che non si interrompe più.

La simbiosi tra Padova, la sua cultura, e Birra Peroni in questi quarant’anni si è rafforzato continuamente, tanto che la società ha sempre creduto – e quindi investito – nello stabilimento padovano. Insieme alla passione di chi ci lavora e ci ha lavorato, gli investimenti hanno consentito di superare, nel 2000, il milione di ettolitri prodotti in un solo anno, per arrivare quindi a superare la quota del milione e mezzo di ettolitri nel 2014.

La crescita dell’azienda ha avuto una spinta in più dall’acquisizione – nel 2003 – della Birra Peroni da parte della società SABMiller Plc, che ha dato nuovo slancio e nuovo mercato ai prodotti dello stabilimento di Padova.

Oggi il birrificio padovano si caratterizza per una grande vocazione per l’export, a cui destina quasi il 60 per cento dei suoi affari. Di questa quota, l’81 per cento è destinato al mercato inglese, ma il Plant esporta i propri prodotti in circa 50 diversi paesi. Il pilastro della cultura SABMiller, che lo stabilimento di via Prima Strada ha fatto suo, è la ricerca del miglioramento continuo, soprattutto in termini di qualità e di sostenibilità dei processi produttivi (negli ultimi anni c’è stata una riduzione sensibile delle emissioni e dei consumi di acqua, di energia elettrica e termica). I buoni risultati registrati a Padova si inseriscono in una realtà locale nella quale istituzioni, aziende partner e Unione Industriali hanno aiutato nell’ottimizzare le performance della nostra realtà.

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