La cimice asiatica fa strage delle colture di kiwi e soia

CITTADELLA
Kiwi e soia, nell’Alta torna a far danni la cimice asiatica. Non c’è pace per uno dei frutti più diffusi nel territorio, una coltura fino a pochi anni fa particolarmente redditizia. Negli ultimi giorni molti frutti stanno cadendo e presentano chiare punture dell’insetto. E come se non bastasse anche la soia, in raccolta in questi giorni, sta mostrando le conseguenze degli attacchi, con i semi danneggiati dalle punture.
«Credevamo che quest’anno il problema fosse limitato, perché con le altre colture ci è andata abbastanza bene», sottolinea Matthias Peraro, referente di Confagricoltura per il Nord padovano, «invece la soia è piena di cimice e sicuramente perderemo un po’ di peso, anche se non tutto il raccolto. Il kiwi ci preoccupa di più. I danni li vedremo alla raccolta, che sarà a fine mese, ma già ora si vedono i segni della presenza dell’insetto. Prevediamo il 20-30% di frutti danneggiati, una percentuale comunque minore rispetto a zone del Vicentino o del Trevigiano dove prevedono perdite anche maggiori. Poi però bisogna sommare il raccolto perso a causa della moria, che ha fatto strage di piante soprattutto nella zona di Fontaniva».
L’anno scorso la cimice aveva attaccato il mais, con perdite fino al 50% della produzione soprattutto nei territori tra Este e Monselice. «Alcune stalle hanno chiuso e inoltre le direttive comunitarie hanno iniziato a orientarsi verso la diversificazione delle colture», osserva Peraro, «perciò molti agricoltori hanno iniziato a piantare soia e anche frumento. Diversificare comporta sicuramente dei vantaggi, peccato però che la cimice rovini la festa». Alcune contromisure sono state messe in campo e si guarda con speranza alla sperimentazione delle vespe samurai a Cittadella, nell’azienda agricola di Renato Santi, dove in giugno sono stati rilasciati un centinaio di esemplari dell’insetto. Nei due ettari di kiwi le vespe si stanno moltiplicando e stanno già mangiando le cimici, anche se è presto per avere risultati risolutivi: per i tecnici della Regione bisognerà attendere un paio d’anni. —
S. B.
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