La difesa del professor Litta: «Eravamo nel mio studio, normale trattativa privata»
Il ginecologo: «Il colloquio è avvenuto alla clinica Cittàgiardino. Sono sereno e ho già chiarito tutto. Nessuna violazione né alcun pagamento»
PADOVA. «Il colloquio con la signora è avvenuto qualche settimana fa nel mio ambulatorio privato. Mi ha esposto il suo problema, la sua fretta nell’eseguire l’intervento. Nemmeno in ambulatorio, ma per le scale, ci siamo detti che avrei potuto eseguire la piccola operazione anche nella clinica Cittàgiardino, mettendoci d’accordo sul costo. Da dozzinante in Azienda ospedaliera avrebbe pagato ottomila euro per farsi operare da me. Questo prevede il tariffario aziendale. Siccome aveva tanta fretta le ho detto che avrei potuto farlo per duemila euro. In clinica privata, ovviamente». Il professor Pietro Litta non parla nemmeno di malintesi con la paziente.
Non ha di certo timore di chiarire la sua posizione, che ritiene inattaccabile: «L’ho già chiarito, tutta la conversazione è avvenuta nell’ambito della sanità privata». Nessun superamento di confine: «Ero all’interno della clinica Cittàgiardino, dove svolgo la mia attività di ginecologo privato», spiega a caratteri cubitali. «Tra l’altro non se n’è fatto nulla. Quella conversazione, per andare incontro a una paziente che mi aveva fatto una precisa richiesta, è morta lì. Nessun accordo, nessun pagamento, nessun intervento». Nell’aria aleggia di nuovo un odore noto tra i camici bianchi che calcano le corsie della Clinica ginecologica di via Giustiniani, quello della congiura di palazzo. Litta preferisce tacere, non vuole nemmeno pensare di essere rimasto vittima di un tranello teso da qualcuno.
Eppure non sarebbe né la prima né l’ultima volta. Il barometro della palazzina che si affaccia su via Giustiniani spesso segna burrasca. Pietro Litta, centinaia di interventi (in particolare di chirurgia oncologica mini-invasiva) alle spalle, ha già parlato con chi di dovere, riportando la questione sui binari. «Sono sereno», conferma. Tiene a chiarire, a dispetto di quanto riportato, che «non ho ricevuto la signora in questione in ospedale, sarebbe stato gravissimo proporre un intervento privato all’interno dei confini della struttura pubblica». Come dire che le regole che fanno correre, senza mai toccarsi, il treno della sanità pubblica e quello della sanità privata, lui le conosce benissimo. «Devo dire che tutta quella fretta mi aveva lasciato perplesso», ma poi non ci aveva nemmeno più pensato.
Pare non si sia trattato di una visita vera e propria, ma solo di un colloquio. Per il professore era finita lì ed è certo di essere stato molto chiaro: «La clinica dove visito privatamente è attrezzata per il tipo di intervento di cui aveva bisogno questa donna, le ho semplicemente proposto di farlo qui». Al prof sembra quasi impossibile che si sia sollevato un tal polverone su questo caso. Non esita a dire che, se ci saranno ulteriori sviluppi, sarà pronto, in ogni sede, a chiarire la sua posizione.
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