La Diocesi contro l’Anas per l’indennità di esproprio di 30 mila metri di terreno

il casoQuando si dice “i tempi della giustizia” e si finisce per contare fino a 27. Anni. Quelli trascorsi da quando l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, un ente che fa capo alla...

il caso

Quando si dice “i tempi della giustizia” e si finisce per contare fino a 27. Anni. Quelli trascorsi da quando l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, un ente che fa capo alla diocesi di Padova, ha presentato ricorso al Tar contro l’Anas - correva l’anno 1991 - contestando il pagamento dell’indennità dovuto dall’ente statale per l’esproprio di 30 mila metri quadrati di terreno. L’area è compresa fra il ponte Darwin e il raccordo della tangenziale, intorno a corso Irlanda. Area che, indipendentemente dalle vicende giudiziarie, è passata all’Anas che vi ha realizzato le opere previste.

Intanto, da quel giorno a oggi, il valore sul piatto - tra indennità, risarcimento e interessi - è arrivato a mezzo milione di euro. Ma la vicenda è tutt’altro che conclusa. Dopo una prima sentenza del Tar c’è stato un ricorso in Appello che ha ribaltato la decisione. E oggi arriva l’ordinanza della Cassazione che rimette tutto in discussione e rimanda gli atti in Appello.

La prima decisione del Tribunale amministrativo, che risale al 2014, aveva dato ragione all’Istituto diocesano che chiedeva la rideterminazione delle indennità dovute dall’Anas per l’occupazione e l’espropriazione dell’area. Un anno più tardi la sentenza della Corte di Appello di Venezia che ribalta quanto deciso dal Tar, respingendo quindi l’iniziale richiesta della diocesi.

A questo punto l’Istituto per il sostentamento del clero presenta un nuovo ricorso in Cassazione denunciando quella che considerava la nullità della sentenza e del procedimento di Appello e censurando la stessa «per aver ritenuto che l’accoglimento della domanda fosse condizionato non solo all’emissione del decreto di espropriazione, ma anche della tempestività dello stesso, senza considerare che, per effetto del superamento dell’istituto dell’occupazione appropriativa, il provvedimento ancorché tardivo spiegava ugualmente efficacia sanante della procedura non definita entro il termine fissato». Secondo l’Istituto, inoltre, il venir meno dell’illegittimità dell’occupazione non avrebbe comportato l’esclusione del diritto all’indennità.

La Cassazione ha accolto il ricorso: l’indennità in favore della diocesi deve essere rideterminataGli atti sono rinviati alla Corte di Appello di Trieste. —

E.L.

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