La famiglia dei dogi sceglie Vanzo e nella sua villa ospita il futuro papa

gli ultimi secoli
Per San Pietro Viminario c’è pure, per così dire, l’atto anagrafico certificato, ed è datato 13 luglio 1097, quando due coniugi, Giovanni del Pozzo e Orsa, sottoscrivono una donazione di terreni in favore delle monache di San Zaccaria (le stesse che abbiamo incontrato a proposito della vertenza Monselice-Pernumia).
Nei documenti dell’epoca, la località viene indicata come “palude de Vanzo”; e nel 1483 Marin Sanudo, un giovane storico veneziano che all’epoca sta accompagnando una missione della Serenissima in terraferma, passando da queste parti annota ancora la presenza di valli: segno che le opere di bonifica avviate da Venezia dopo la sua conquista del Padovano, avvenuta un’ottantina di anni prima, sono ancora in corso. Il che non impedisce a una nobilissima famiglia veneziana doc, quella dei Giustiniani (due dogi alla Repubblica, il primo dei quali già nell’800, Giustiniano Partecipazio), scelga proprio Vanzo per farsi costruire una villa con relative barchesse. Nella seconda metà del Seicento il secondo doge di famiglia, Marcantonio (voleva ritirarsi in convento a San Giorgio ma venne convinto a optare per la carica), ritiene che il complesso sia inadeguato ad accogliere ospiti di riguardo, e ne fa ristrutturare l’ingresso raccomandando che sia “in stile palladiano”, con tanto di viale alberato lungo 300 metri e ornato ai lati da due file di platani.
Non sono spese a vuoto: tra gli illustri personaggi che da lì in avanti sono ospiti della bella villa di Vanzo, figura ad esempio nel 1747 (come ricorda una lapide infissa sulla facciata) il cardinale Carlo Rezzonico, il quale undici anni dopo diventerà papa col nome di Clemente XIII, e che all’epoca è vescovo di Padova. Secoli prima, il paese ha avuto un altro cardinale, e non ospite di passaggio ma nativo: Simone Paltanieri, nel Duecento, diventato arciprete di Monselice e poi riuscito a ottenere la porpora grazie anche a una solida rete di amicizie (a San Pietro c’è una località Paltanieri, così chiamata dal nome della famiglia); non si dimentica del suo paese d’origine, nel quale fa costruire nel 1275 una chiesa dedicata a San Matteo.
Nel Novecento, San Pietro Viminario sale all’onore delle cronache per un vero e proprio braccio di ferro anticlericale. Il 29 gennaio 1921 il vescovo di Padova Luigi Pellizzo arriva in paese nell’ambito delle tradizionali visite pastorali; ma i socialisti, che in quel momento amministrano il comune, rifiutano d’incontrarlo, anzi in segno di protesta sindaco e consiglieri tengono ostentatamente chiuse le porte del municipio. Anche la cronaca, come si vede, tende a ripetersi. —
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