La fine della Prima Guerra nelle stanze di Villa Giusti

È qui, dalla città del Santo, che l’Italia disse basta alla guerra. Villa Giusti del Giardino ospitò Vittorio Emanuele III, comandante delle forze armate italiane, dal 20 novembre 1917 al 10 gennaio 1918. La villa è famosa soprattutto per la firma dell’armistizio fra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-ungarico che il 3 novembre 1918 pose fine per l’Italia alle vicende belliche. Le trattative furono condotte da due commissioni militari: iniziarono il primo novembre 1918 e si conclusero nella tarda serata del 3 novembre. La Commissione italiana era diretta dal generale Pietro Badoglio; l’interprete fu Giovanni Battista Trener, cognato di Cesare Battisti. La Commissione d’armistizio austro-ungarica era presieduta dal generale Viktor Weber Edler von Webenau; fra i componenti, il Principe di Liechtenstein in rappresentanza dell’Imperatore Carlo I “il Santo”. Fu un confronto serrato, molto duro, con un intenso scambio di telegrammi fra le commissioni, gli Stati Maggiori, i governi e i sovrani, e con frequenti scontri fra i commissari. In seguito al più grave dei contrasti, il 3 novembre pomeriggio, il generale Badoglio ordinò di sospendere i negoziati e di far riprendere l’offensiva militare, ma si arrivò alla firma e, si ricorda, quando dalla sala uscì la notizia, un alpino issò una bandiera italiana su un albero del parco e il parroco della vicina chiesa di Santa Maria di Mandria fece suonare le campane a distesa, rendendo così pubblica la notizia. Le sale interne sono rimaste com’erano quel giorno per volere della contessa Giulia Giusti del Giardino. La villa era in origine una fattoria che faceva capo a villa Molin, di proprietà dei Capodilista. L’edificio fu riadattato nel 1875 da Laura Pisani Zusto e dal marito, il conte Girolamo Giusti del Giardino, sindaco di Padova e senatore. È un esempio di stile eclettico del secondo ’800. Il parco, di gusto romantico con laghetto, fu risistemato nel 1870; la parte verso la strada è però un accorpamento novecentesco. Tra le numerose costruzioni di servizio, degne di nota sono la trecentesca torre colombaia, la grande serra e la ghiacciaia. Sono originali i lampioni gas nei vialetti e le due statue raffiguranti Minerva e Marte; una terza statua è firmata da un certo Bernardi, forse Giuseppe, primo maestro di Canova.
Elvira Scigliano
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