«La Fip è vittima della burocrazia»

Mauro Scaramuzza: «Avevamo chiesto l'autorizzazione un anno prima»
FIP INDUSTRIALE. La presidente di Fip industriale Donatella Chiarotto e, a destra, gli isolatori sismici che sono finiti nel mirino della procura abruzzese che contesta la mancata certificazione
FIP INDUSTRIALE. La presidente di Fip industriale Donatella Chiarotto e, a destra, gli isolatori sismici che sono finiti nel mirino della procura abruzzese che contesta la mancata certificazione
 
«La questione non è tanto quando è arrivata l'attestazione di qualificazione degli isolatori sismici, ma piuttosto che la Fip Industriale aveva fatto richiesta di certificazione un anno e mezzo prima della gara d'appalto, senza mai aver una risposta».
 E' amareggiato Mauro Scaramuzza, 52 anni, l'ingegnere mestrino amministratore delegato della Fip Industriale di Selvazzano, iscritto nel registro degli indagati dalla procura dell'Aquila per frode nell'esecuzione della pubblica fornitura e turbativa d'asta insieme ad altre cinque persone, fra cui il presidente di Fip Industriale Donatella Chiarotto, 48 anni, padovana ma residente a Treviso, figlia di Romeo, l'industriale di lungo corso a capo non solo della Serenissima holding (nel cui pacchetto ci sono le aziende che stanno costruendo il Mose a Venezia), ma anche colui che nel passato ha dato l'impulso perché la Fip diventasse un'azienda leader mondiale nella produzione di dispositivi antisismici.  L'ingegner Mauro Scaramuzza è amareggiato perché dice «è difficile fare business in Italia se alcune competenze a carico dello Stato (ovvero, le certificazioni da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ndr) non procedono alla stessa velocità delle aziende». «Se non si accorciano i tempi per le questioni burocratiche - aggiunge Scaramuzza - le aziende che puntano sull'innovazione rischiano di rimanere fuori dal mercato». Un rischio che un'azienda come Fip, che fa dell'innovazione il suo «core-business» non può certo correre. «Io sono sereno - conclude il dirigente mestrino - vedremo cosa ci chiederà la procura».  Ciò che l'ad di Fip racconta, tra l'altro, lo si ritrova pari pari nelle carte redatte dal pm abruzzese Fabio Picuri: un carteggio infinito iniziato a settembre del 2008 e che si è concluso nel gennaio del 2010, con il rilascio dell'attestazione di qualificazione. Scrive il sostituto procuratore: «Con nota datata 26 settembre 2008, dunque in epoca precedente al terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 - si legge nella richiesta di incidente probatorio - la società Fip Industriale presentò richiesta per l'avvio della procedura per la qualificazione dei dispositivi antisismici dalla detta società prodotti, indicando come luogo per le prove di laboratorio sui materiali l'Università di Padova». E' solo l'inizio: il Consiglio superiore dei lavori pubblici, infatti, il 13 marzo 2009 (dunque sei mesi dopo la richiesta) autorizza le prove in laboratorio, chiedendo però un elenco dettagliato delle tipologie di dispositivi. Fip nemmeno un mese dopo (il 3 aprile, tre giorni prima del terremoto) replica allegando la documentazione e sollecitando il rilascio dell'attestazione. Sollecitazione richiesta anche il 15 aprile 2009 (a cui erano stati allegati elaborati grafici e catalogo dei dispositivi sismici).  La risposta (parziale) del Consiglio superiore dei lavori pubblici arriva il 28 maggio, con la conferma dell'avvio della procedura di qualificazione. Ma non è finita. A luglio (il 14), l'Università di Padova scrive al Consiglio superiore dei lavori pubblici per comunicare l'esito di ulteriori prove effettuate. Mentre tre giorni dopo, Fip comunica che le prove di qualifica degli «isolatori» (quelli che poi verranno forniti per il progetto «Case») sarebbero state effettuate anche nei laboratori della fondazione Eucentre di Pavia. Passano i mesi, il progetto «Case» prende forma, le aziende partecipano alle gare per l'aggiudicazione delle forniture e il 20 gennaio del 2010, arriva l'attestazione. Ma per la procura dell'Aquila non basta. «Servono ancora ulteriori approfondimenti», scrive il pm. Che chiede al gip l'incidente probatorio.

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