La merenda al posto della cena. Così Ballotta sfida il coprifuoco

TORREGLIA
Una merenda-cena. È quanto propone Fabio Legnaro, titolare dell’Antica Trattoria da Ballotta a Torreglia. Le restrizioni dettate dall’ultimo Dpcm, che impongono la chiusura di bar e ristoranti alle 18 stanno, hanno scatenato la fantasia degli esercenti. Fabio Legnaro, storico titolare della trattoria, ha deciso di lanciare la sfida.
«Visto che il decreto ci impone di chiudere alle 18 dobbiamo inventarci qualcosa per restare a galla – spiega – Ecco allora che verso le 16 o 16.30, orario in cui solitamente chiudiamo il ristorante dopo il pranzo, è venuta l’idea di lanciare la merenda-cena. Per chi lo vorrà, proponiamo questa alternativa, cioè mangiare qualcosa ad orario merenda per poi magari essere già a posto per la sera. È chiaro che il ristorante, in assenza di riscontro, chiuderà, ma vogliamo provare a fare un tentativo. Magari gli italiani cambiano i loro ritmi».
Bigoli a merenda (anche a domicilio)
Bigoli, gnocchi, tagliata, pizza, all’orario in cui magari si prende il thé con i biscotti, la nuova sfida dell’Antica Trattoria da Ballotta arriva assieme ad un’altra sfida, quella del delivery, le consegne per asporto e a domicilio. «Abbiamo deciso di proporre il servizio d’asporto tutti i giorni a pranzo e a cena sia da Ballotta, che alle Osterie Meccaniche di Abano, l’altro ristorante di nostra proprietà, che rimarrà aperto solo a pranzo nei weekend. È un tentativo che facciamo per cercare di tirare un po’ su il cassetto, ma sappiamo perfettamente che non basterà. Già nella prima esperienza della primavera scorsa c’era stato un piccolo movimento, ma di certo non basta nemmeno per rientrare dalle spese».
Nemmeno le presenze a pranzo: «Faremo poche decine di coperti durante la settimana, mentre nel weekend si hanno più prenotazioni. Ecco perché è il caso di inventarsi qualcosa di nuovo, consci che stiamo pagando per colpe che non abbiamo». Fabio Legnaro tiene a precisare un concetto: «Noi ristoratori stiamo pagando senza un dato scientifico che attesti che i nostri ristoranti sono luogo di contagio. Abbiamo distanziato ancora di più i tavoli, tanto da ridurre ormai del 50% la capienza dei nostri ristoranti, quindi qualcuno ci deve dire che rischio ci sia di contrarre il virus. Senza dimenticare tutti i rigidi protocolli che stiamo applicando fin da quando abbiamo potuto riaprire lo scorso 18 maggio».
L’aiuto che serve
Le casse piangono e lo storico titolare dell’Antica Trattoria da Ballotta lancia un appello alle istituzioni: «Farci aprire solamente a pranzo vuol dire ammazzarci – sbotta Legnaro – Si sa benissimo che con la gente che ormai lavora in modalità smart working e con le poche disponibilità economiche delle famiglie non si faranno grandi numeri. Il rischio è, non dovessero cambiare le cose, essere costretti a chiudere come avevamo fatto di nostra spontanea volontà in una situazione simile a marzo. Facciamo un appello ai sindaci del territorio affinché si mobilitino in nostro supporto nelle sedi opportune".
"Ci sentiamo soli e abbiamo bisogno di sostegno e che qualcuno perori le nostre cause a Roma. I sindaci si oppongano a questa disparità di trattamento, che sta penalizzando alcuni settori, compreso il nostro. In caso contrario potrebbero anche pensare ad azioni plateali quali riconsegnare per protesta le loro fasce. La ristorazione è il cuore pulsante di una città e senza la ristorazione una città muore. Chiediamo aiuto, perché forse la nostra fantasia non basterà per rimanere a galla». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova