La morte di Mattia, autopsia choc: «Ucciso da un tumore senza sintomi»

Il diciottenne rodigino morto venerdì notte durante un campo scut sui Colli non è stato ucciso da un infarto: era malato terminale e non lo sapeva
MALAGOLI LUOGO MORTALE SCOUT TORREGLIA
MALAGOLI LUOGO MORTALE SCOUT TORREGLIA

TORREGLIA. Mattia Monesi era un malato terminale, a sua insaputa. È stato ucciso da un tumore del quale nessuno sapeva, nemmeno lui, il diciottenne rodigino passato dal sonno alla morte nella notte tra venerdì e sabato scorsi, mentre stava dormendo nella sala del catechismo al primo piano del centro parrocchiale di Torreglia, insieme ad altri 21 compagni e a due capi scout del gruppo Agesci della parrocchia di Santa Maria Maddalena (frazione del Comune di Occhiobello), Andrea Danesi ed Enrico Galvani. Dentro di lui, probabilmente da mesi, stava crescendo quel male che, ormai, aveva aggredito ogni organo interno.

Una disseminazione tumorale avanzatissima che un semplice esame del sangue avrebbe potuto rilevare: ecco il drammatico e incredibile esito dell’autopsia sul corpo dello sfortunato ragazzo, eseguita dal professor Massimo Montisci dell’Università di Padova su ordine della Procura. Un caso da letteratura medica: le metastasi erano ovunque, dai polmoni ai reni, un quadro drammatico che è rarissimo. Il motivo è semplice: probabilmente Mattia era stato colpito da un linfoma, un tumore delle ghiandole linfatiche, frequente anche nei giovani, ma oggi curabile. Eppure Mattia non era stato curato perché ignorava di essere malato. A stabilire con precisione la tipologia neoplastica e la sua natura (benigna o maligna) sarà l’esame istologico sui campioni di tessuti e organi prelevati nel corso dell’autopsia.

Possibile che Mattia non avesse avvertito alcun sintomo? Possibile che nulla avesse percepito con l’aggravarsi del male? Il tumore ai linfonodi si manifesta con una sintomatologia varia come forte dimagrimento, stanchezza, febbre e difficoltà respiratorie. Fondamentale sarà rispondere a una domanda: Mattia si era mai rivolto al suo medico di base nel corso degli ultimi mesi? Aveva mai parlato con lui di qualche malessere o disturbo? Sembra che gli inquirenti abbiano intenzione di acquisire la cartella clinica del ragazzo: il pubblico ministero padovano Orietta Canova, infatti, ha aperto un’inchiesta sulla vicenda.

I compagni scout hanno raccontato che venerdì Mattia si sentiva stanco. E loro lo avevano aiutato a portare lo zaino. Il cambio di stagione, la fatica della lunga camminata tra sali e scendi, il senso di rilassamento tipico della vacanza: ecco come tutti avevano giustificato il malessere di Mattia. Nessun sospetto dell’imminente tragedia. In mattinata il gruppo scout era arrivato sui colli in treno da Rovigo. L’escursione in zona Euganea era stata programmata da tempo.

Scesa alla stazione ferroviaria di Terme Euganee, la “colonna” di ragazzi si era incamminata per raggiungere il centro di educazione ambientale del Parco Colli di Casa Marina, alle pendici del Monte Venda. Dopo la visita alla struttura e una pausa per il pranzo, aveva proseguito la marcia in direzione di Torreglia dove era stata messa a disposizione dalla parrocchia una camerata nell'ex scuola materna "Margherita Beretta Schenck", il centro giovanile. Dopo cena, Mattia appariva ancora affaticato e aveva il respiro affannoso. Ma era rimasto con gli amici a cantare prima d’infilarsi dentro al sacco a pelo. Nella notte, la morte improvvisa e inaspettata. Il mattino seguente, dopo la tragica scoperta, l’ipotesi più accreditata era quella di una patologia cardiaca.

Mattia viveva a Stienta (Rovigo), con la mamma Consilia Vicidomini. Per lei era tutto quel figlio che aveva ereditato l’impegno nell’associazionismo. A sei anni il giovane aveva perso il papà, ucciso da un tumore. Frequentava l’ultimo anno dell’Ipsia a Ferrara. Il funerale sarà celebrato da monsignor Guido Lucchiari domani alle 16 nella Chiesa di Santa Maria Maddalena. La salma verrà sepolta nel cimitero di Stienta, accanto alla tomba del papà.

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