«La nuova Arena con i suoi 12 mila posti farà di Padova una capitale della musica»

Daniele Bei, managing director di Ticketmaster e “padre” del Palais 12 di Bruxelles sostiene l’investimento in Fiera «La città è sprovvista di strutture per ospitare concerti di fascia alta e il Veneto è una delle regioni con maggiore richiesta»  
Il rendering dell'Arena della Musica di Padova
Il rendering dell'Arena della Musica di Padova

PADOVA. «Con l’Arena della musica in fiera, Padova diventerà una delle capitali italiane della musica insieme a Milano, Torino e Bologna». Ne è convinto Daniele Bei, l’attuale managing director di Ticketmaster Italia e per cinque anni general manager della Forest National di Bruxelles dove ha battuto il record di concerti organizzati.

Ma soprattutto ha diretto la realizzazione del Palais 12, una delle più grandi strutture per eventi al coperto del Belgio, che per la sua genesi e il suo sviluppo ricorda molto da vicino tutto quello che è stato detto alla presentazione dell’Arena della musica, una struttura sulla quale il sindaco Sergio Giordani punta molto anche per rilanciare l’intera area fieristica. Bei è quindi uno dei massimi esperti del settore e forse l’uomo più indicato per indicare pregi e difetti dell’operazione che vede in prima linea Zed.

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Nelle scorse settimane è stato presentato il progetto di costruire una nuova e moderna Arena della musica in Fiera. Padova ha già palazzetti per ospitare concerti al chiuso, perché invece ritiene che ci sia bisogno di una struttura del genere?

«Padova è al centro di un territorio ricco, molto interessato agli eventi musicali di alto livello ma sprovvisto di strutture per ospitare concerti di fascia alta. E in più c’è una struttura fieristica sottoutilizzata che consente un intervento all’interno di una struttura già esistente e già attrezzata per ospitare migliaia di persone. E quanto abbiamo fatto negli anni scorsi con il “Palais 12” a Bruxelles dimostra la bontà di questa iniziativa».

Quali sono le analogie tra il palazzetto al coperto in Belgio e quello che verrà allestito in via Tommaseo a Padova?

«Il Palais 12 nasce dalla mia constatazione che una città come Bruxelles non aveva una sua sala storica. L’unica arena importante del Belgio era ad Anversa nelle Fiandre. Ma nei primi anni del secolo, sulla scia dei risultati registrati da una città come Montreal, si diffuse la teoria per la quale i grandi eventi musicali potevano trasformarsi in un importante volano economico per l’intera economia di un territorio. E con questa consapevolezza mi presentai dal sindaco di Bruxelles con la mia idea».

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E dove sarebbero le analogie con Padova?

«Siamo nell’agosto del 2011, ormai dieci anni fa. Presento il mio progetto che ha come sede la fiera di Bruxelles. Qui individuo il padiglione 12, il peggiore di tutti, quello meno utilizzato più decadente. Propongo all’amministrazione di modificare alcune cose e di ristrutturarlo. Si tratta anche di un modo di far fronte alla crisi del settore fieristico che con il Covid si è accentuata ancora di più. Ma le fiere hanno anche il vantaggio di essere già pensate per ospitare un numero molto elevato di persone.

E il progetto come si sviluppò?

«Intanto voglio sottolineare come l’amministrazione comunale di Bruxelles, talmente entusiasta dell’idea, creò uno specifico assessorato agli eventi. Nell’agosto del 2011 abbiamo depositato il progetto e il 14 settembre del 2013 abbiamo inaugurato il Palais 12 con un concerto di David Guetta da 15.000 persone. Ber Bruxelles è stato un indubbio salto di qualità perché avere una sala in grado di ospitare concerti di altissimo livello si trasforma in un grande volano economico. Per i ristoranti, per gli alberghi. Ma il Palais 12 portato anche molto lavoro in città con un’ampia gamma di professionalità richieste: dalla manodopera per i cantieri ai manager per la sua gestione. In poco tempo è diventato un punto di riferimento per tutta l’area».

Ma torniamo a Padova, dove ci sono già il Geox e la Kioene arena. Non c’è il rischio che ci sia un po’ troppa concentrazione di strutture di questo genere?

«Prima di tutto va chiarito che per le strutture al coperto sotto i 12.000 spettatori è un mondo e sopra i 12.000 è completamente un altro mondo. Nell’Arena che verrà allestita in fiera potranno essere ospitati gli eventi di dimensione internazionale. Cosa che oggi non può avvenire negli altri due palazzetti».

E quale pensa sia il bacino d’utenza di una struttura del genere?

«I grandi eventi internazionali attualmente possono essere ospitati solamente nel triangolo Torino - Bologna -Milano. Padova dunque si trasformerebbe nel punto di riferimento del nordest. Il Veneto è una delle regioni dove si registra maggiore richiesta di musica e avere una sua arena per questo genere di concerti sarebbe certamente un bene per il territorio. E per la città di Padova si trasformerebbe in un grande vantaggio economico per i negozianti e per i titolari delle strutture ricettive».

Veniamo da un anno molto difficile per il mondo dell’intrattenimento. Il Covid e l’emergenza sanitaria hanno sostanzialmente azzerato tutti gli eventi. È convinto che ci sarà ancora spazio per concerti al chiuso con migliaia di persone?

«Credo che come tutti i settori anche quello dell’intrattenimento dovrà fare i conti con l’eredità della pandemia. Ma sono anche convinto che le persone, dopo oltre un anno di restrizioni, avrà voglia di tornare ad aggregarsi. Per cui non sono spaventato. Anzi. Penso che tutto questo possa trasformarsi in una opportunità per rivedere un po’ di processi».

A cosa si riferisce?

«Prima di tutto sono convinto che la ricerca abbia fatto passi da gigante e che saremo in grado di fare tamponi rapidissimi all’ingresso. E poi tutto quello che è accaduto ha costretto anche ad una maggiore igiene, per cui sono convinto che non tutto il male viene per nuocere». —

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