La prima volta di uno svedese

L’amore di Andersson per l’Italia. Per Kon›alovskij è come una festa di Natale

Una dichiarazione d’amore per l’Italia. Roy Andersson ha appena vinto il Leone d’oro della 71esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e lo dedica al nostro Paese. «Sono felicissimo e onorato. Quello che mi ha fatto diventare regista viene interamente dal cinema italiano. Ricorderò per sempre “Ladri di Biciclette” di De Sica, un film straordinario che mi ha insegnato come si realizza un’opera con umanità ed empatia, questo deve essere il cinema e continuerò a farlo con questo spirito”. Andersson omaggia altri grandi autori italiani: «Visconti, Pasolini e Antonioni sono maestri insuperabili. A loro si deve anche la grandezza di molti dei più importanti registi americani. Dovreste essere orgogliosi per aver tratto beneficio da questi maestri e dal loro grandissimo talento».

È la prima volta che il Leone d’oro viene attribuito a un film svedese: «In Italia avete buon gusto» dice. «Ho trovato un clima amichevole e per questo vi ringrazio». Si è sentita la mancanza di Joshua Oppenheimer, il cui film “The look of silence” ha vinto il Premio Speciale della giuria. Particolarmente colpito dal film, il giurato Tim Roth ha parlato di capolavoro assoluto, di un’esperienza emozionante e vera, pari a quella della nascita di un figlio. Bloccato all’aeroporto di Chicago da una tempesta ha raggiunto il pubblico con un messaggio video: «Il protagonista del mio film ha voluto fare questo documentario per ascoltare i carnefici, che hanno inflitto dolore a moltissime persone, tra cui la sua famiglia, per poterli perdonare. In questo modo voleva far uscire i suoi cari dalla paura. Nessuno ha ammesso le proprie colpe tranne la figlia di uno degli assassini che ha chiesto scusa in nome del padre. Un piccolo ma importante gesto».

Dopo aver vinto un premio per il suo cortometraggio nel 1961, Andrej Kon›alovskij vincitore del Leone d’argento è euforico: «Ricevo questo premio con la stessa emozione di 52 anni fa. Torno bambino come quando a Natale attendevo i regali sotto l’albero. È un sogno e domani ci risveglieremo adulti. Ora potrò mostrare il film anche agli abitanti del villaggio in cui ho girato che mi diranno: perché diavolo hai voluto fare un film su di noi? Non sarebbe stato meglio Harry Potter».

(m.c. - a. fas.)

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