La ricostruzione dell'incidente sul lavoro di Loreggia: la caduta dal cestello dopo una manovra errata

LOREGGIA. Non era su un’impalcatura ma su un cestello elevatore ad almeno cinque metri d’altezza Valeriano Bottero, il 52enne artigiano precipitato mentre stava tinteggiando una parete all’interno di uno dei capannoni di Lavor Metal in via Ceccon a Loreggia. Sulla vicenda il pm padovano Sergio Dini ha aperto un’inchiesta: al momento nessun indagato.
Secondo i primi accertamenti di carabinieri e ispettori dello Spisal, ci sarebbe una manovra errata da parte di chi “guidava” quel carrello alla base dell’incidente. Tuttavia al loro arrivo militari e tecnici non avrebbero trovato nessuno nella piattaforma di comando. Nei prossimi giorni potrebbero esserci degli indagati e, oltre al reato di omicidio colposo (di regola contestato quando si verificano infortuni sul lavoro), non si esclude la contestazione dell’omissione di soccorso nei confronti di chi era nella consolle di comando del carrello elevatore, fino a ieri non ancora individuato. Il mezzo, infatti, viene azionato dal basso. Chi stava aiutando l’imbianchino nel suo lavoro?
Valeriano Bottero era titolare (e unico lavoratore) di una piccola impresa individuale di muratura e tinteggiatura. Alla Lavor Metal era di casa: quando c’era la necessità di un intervento, arrivava lui, legato da vecchia amicizia con il proprietario Enea Zorzi (che non è il legale rappresentante). Così era accaduto anche martedì. Quel giorno l’artigiano non era salito su un’impalcatura per fare il lavoro richiesto: aveva utilizzato il carrello elevatore di proprietà dell’azienda. Ora l’indagine sta cercando di identificare chi fosse nella postazione di comando del mezzo. Tra oggi e domani, inoltre, il pm Dini darà anche a un medico legale l’incarico di svolgere l’autopsia.
Enea Zorzi, proprietario dell’azienda fondata dal padre, è provato. «Prima di tutto Valeriano per me era un amico ventennale. Mi chiamava fratello. Era orfano dei genitori e quanti Natali abbiamo passato insieme... Era sempre presente a tutte le nostre feste aziendali. E anche i miei ragazzi in azienda erano legati a lui», rammenta. Martedì pomeriggio l’imprenditore era in ospedale a Cittadella dove è ricoverato il padre. «Sono stato raggiunto da una telefonata e mi è stato detto quello che era successo. Sono immediatamente salito in macchina e per strada ho trovato un incidente che mi ha bloccato per un quarto d’ora: è stato un incubo».
Sulla vicenda chiarisce: «Abbiamo parlato con i carabinieri e lo Spisal che stanno svolgendo i loro accertamenti. Posso solo dire che il carrello elevatore è di proprietà dell’azienda e, da quel che mi risulta, Valeriano ha chiesto questa macchina e ha fatto tutto lui, in autonomia. Peraltro in azienda abbiamo sempre promosso il lavoro in sicurezza». L’imprenditore ammette che la tragedia è doppia: «Il dolore più grande è la morte di Valeriano. Quanto al resto, mi metto a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ripeto: è morto un amico e il vuoto è enorme. È davvero una tragedia».
Sono le 15.30 di martedì quando Valeriano Bottero sta dipingendo parete e soffitto di uno dei capannoni che si trovano nell’area della Lavor Metal, specializzata nella lavorazione di lamiera a freddo. «I ragazzi hanno sentito un tonfo e sono corsi nel capannone esterno all’area di produzione» precisa ancora Enea Zorzi. A terra c’era il corpo.
Valeriano Bottero viveva da solo e lascia il fratello Flavio. Pur residente ancora a Loreggia, da qualche tempo aveva preso in affitto un appartamento a Castelfranco dove curava anche alcuni campi di proprietà, una sua passione. Ieri in Italia ci sono stati altre tre morti sul lavoro. Il premier Mario Draghi ha annunciato «pene più severe e immediate» per contrastare le morti sul lavoro, un fenomeno che ha «i contorni della strage».
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