La scuola butta via centinaia di mascherine nuove inviate dai commissari Covid

Il preside: «Inutilizzabili e inutilizzate, i genitori degli alunni non le vogliono». Rifiutate anche dalle associazioni di volontariato. «Uno spreco pazzesco ma nessuno è riuscito a interrompere la fornitura»
Giusy Andreoli
Alcuni dei sacchi di mascherine davanti alla scuola
Alcuni dei sacchi di mascherine davanti alla scuola

BORGORICCO. Centinaia di mascherine chirurgiche gettate la sera nel cassonetto della spazzatura dall’Istituto comprensivo. Ma, nottetempo, l’assessore le riporta davanti alla scuola media; ieri infine sono finite sul furgone della nettezza urbana.

«Sono inutilizzabili e inutilizzate perché i nostri genitori non le vogliono per i loro bambini» dichiara il preside dell’Istituto comprensivo di Borgoricco e Villanova di Camposampiero, Pierpaolo Zampieri «piuttosto che buttarle via ho fatto un tentativo con qualche associazione, con le due Caritas, ma non è andato in porto».

Prima di venire buttate le confezioni sono state aperte una ad una per dividere la plastica dal secco. Hanno fatto una brutta fine, dunque, le mascherine pagate dagli italiani e destinate ad alunni e personale del comprensivo di Borgoricco e Villanova. Una vicenda che ricorda i banchi a rotelle.

Mercoledì sera un cittadino ha notato il cassonetto di viale Europa stracolmo di grossi sacchetti contenenti mascherine chirurgiche praticamente nuove. Erano talmente tanti sacchi che una quindicina erano stati lasciati sul marciapiede. Scandalizzato da tanto spreco, l’uomo ha informato alcuni amministratori. Così l’assessore Gianluca Pedron li ha riportati davanti alla scuola media perché venissero smaltiti nel modo dovuto.

«Chiaro che è uno spreco» ammette il preside «ma non dipende da noi. Non le abbiamo ordinate, arrivavano dalla struttura commissariale, credo da Arcuri e dal generale Figliuolo, direttamente alla scuola e non sono stato in grado di interrompere la fornitura, cessata alla fine dell’anno scolastico».

«Gli alunni che le hanno usate sono pochissimi, specie alle elementari. Ho avuto contestazioni per vari motivi, perché hanno due bande di sostegno dietro che stringono e danno fastidio alle bambine acconciate con la coda. Poi perché delle due misure arrivate, quelle per baby che davamo fino alla terza elementare stringevano sulla testa ai bambini più robusti e più cresciuti mentre quelle per grandi scendevano sul naso ai bambini fisicamente più piccoli».

«C’era poi il problema dell’odore, che era relativo poiché spariva una volta tenuta all’aperto. Facevamo la consegna in classe, ma non le prendevano e siamo stati costretti a ritirarle. Ho parlato anche con Arcuri, che ci ha inviato la documentazione».

Ora vengono gettate a centinaia. «Ne abbiamo tenuto una sessantina di scatole nel caso alla riapertura delle scuole dovessero servire» afferma Zampieri «ma il grosso non sapevamo dove metterle, in caso di incendio rappresentavano un pericolo. Le abbiamo tenute fino a fine anno poi per forza di cose abbiamo dovuto smaltirle. Noi dobbiamo mantenere la scuola agibile e funzionante».

Le mascherine “pubbliche” sono state rifiutate anche dal personale. «Anche lì c’è stato un surplus ma c’era poca possibilità di incidere. Molti di loro hanno preferito usare la Ffp2 acquistandole».

«Spero che il prossimo anno non vengano più fornite. Le nuove linee guida le prevedono all’inizio per i fragili e per alcune situazioni, non c’è un uso estensivo. Ma se dovesse peggiorare lo scenario, l’obbligo potrebbe tornare. Quello che mi preme far capire è che se avessimo potuto tenerle lo avremmo fatto, ma non avevamo lo spazio. Non buttiamo via cose che possiamo tenere, siamo molto prudenti» conclude il preside «abbiamo ricevuto anche molto gel disinfettante, ma non c’è stato lo stesso problema».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova