La Serie A del Padova, gli scudetti del Petrarca Da Patrese a Galtarossa

di STEFANO EDEL
Le squadre, i singoli. Corre su un binario parallelo la storia di 40 anni di sport a Padova e provincia, terra ricca di talenti e campioni. Quarant’anni in cui il filo comune, capace di unire discipline così lontane l’una dall’altra, è stata l’enorme passione della gente. Due sport su tutti, il calcio e il rugby, e due società amate in modo viscerale, coinvolgente, persino ossessivo: il Padova e il Petrarca.
Due “P”, come quelle della città, marchiate a fuoco vivo nel profondo del cuore. Di promozioni, raccontate dal 1978 ad oggi, ne abbiamo vissute più di una, ma quella memorabile, perché arrivata 32 anni dopo l’ultima esperienza, ha una data speciale, il 15 giugno 1994, nello stadio-sauna di Cremona, lo “Zini”: i biancoscudati di Sandreani vinsero lo spareggio con il Cesena (2-1) e approdarono in Serie A. Li accompagnarono 12 mila tifosi impazziti di gioia. Giusto ricordare gli 11 giocatori della formazione di partenza: Bonaiuti, Cuicchi (realizzò in acrobazia la rete dell’1-1), Gabrieli, Coppola (autore del gol decisivo), Rosa, Franceschetti, Pellizzaro, Nunziata, Galderisi, Longhi, Montrone. È giusto citare anche l’accoppiata Puggina-Giordani, artefici insieme al compianto ds Aggradi di quel capolavoro. Gli altri salti di categoria? Nell’ordine: C/2-C/1 (con Caciagli allenatore) nel 1980/81, C/1-B (con il compianto Giorgi in panchina) nel 1982/83, ancora C/1-B (con Buffoni) nel 1986/87. Dopo l’approdo alla massima serie, in quattro anni i biancoscudati precipitarono in C/2 sotto la gestione Viganò, un disastro. Nel 2001 la squadra risalì, con Mazzocco presidente, in C/1 (allenatore Varrella), dove rimase fino al giugno 2009, quando nello spareggio di Busto Arsizio con la Pro Patria (2-1) si guadagnò il ritorno tra i cadetti dopo 11 anni (tecnico Sabatini). Era il periodo della presidenza Cestaro, prima dello sciagurato avvento di Penocchio, capace, insieme all’imprenditore vicentino, di cancellare il Biancoscudo dal professionismo nell’estate 2014, non iscrivendo la squadra che era retrocessa in Lega Pro.
Il resto è la cronaca di una rinascita, con la coppia Bergamin-Bonetto che prese le redini del club, ripartendo dalla Serie D con altro nome (Biancoscudati Padova), riconquistando subito il professionismo (con Parlato). Oggi Bonetto sta mantenendo fede alla promessa fatta quattro anni fa: in un triennio - l’annuncio di allora - il Padova tornerà in B. Obiettivo ritardato di una sola stagione.
Il calcio non è, però, solo Padova. La realtà esplosa nell’ultimo triennio è il Cittadella della famiglia Gabrielli: sta lottando per la Serie A, alla nona stagione in B dal 2008 ad oggi (con l’unica parentesi di un campionato di terza serie stradominato nel 2015/16). Serietà, programmazione, senso della misura e oculatezza negli investimenti: su queste basi si è costruito un “giocattolo” bellissimo, a 45 anni dalla fondazione del club.
Ma torniamo alla città e all’altra realtà indiscutibile, sebbene oggi un po’ appannata per i risultati: il rugby e il Petrarca. Fondato nel 1947, è tra i più titolati club della pallaovale italiani. Ma il ricordo dell’ultimo dei suoi 12 scudetti si perde nel 2010/11. Memo Geremia negli anni Settanta tracciò il solco e i titoli arrivarono grazie a Lucio Boccaletto e al più forte tecnico che i tuttoneri abbiano avuto, Vittorio Munari. E per non farci mancare niente, ecco spuntare le Valsugana Girls, versione al femminile della pallaovale, tre scudetti di fila.
Parlare di squadre significa anche citare il volley della grande Serie A, dove si lottava con “corazzate” del calibro di Milano, Parma, Modena e Ravenna. Padovano è Marco Meoni, argento alle Olimpiadi di Atlanta (1996) e una sfilza di titoli mondiali ed europei con la Nazionale, e padovano è anche Michele Pasinato, un altro che ha fatto incetta di medaglie. Più Andrea Zorzi, nato a Noale ma “padovano” d’adozione. Nel Terzo millennio abbiamo raccontato di società diventate grandissime partendo dall’entusiasmo dei loro presidenti: la Luparense di calcio a 5, creata da Stefano Zarattini, oggi la più titolata d’Italia, potendo vantare nel suo palmarès sei scudetti; la Lantech Plebiscito Padova di pallanuoto femminile, che Lino Barbiero e famiglia hanno portato alla conquista di tre scudetti e due Coppe Italia. Citazione d’obbligo per l’Ardor di ginnastica, il Cus Padova di hockey e i Ghosts, un tricolore nell’hockey in linea.
Ma Padova ha dato tantissimo anche a livello di singoli. Le loro imprese ci hanno fatto riempire pagine e pagine di giornale, iniziando da Riccardo Patrese, che ha corso in F.1 ininterrottamente dal 1977 al 1993 disputando 256 Gran Premi, record rimasto imbattuto per 15 anni, e vincendone 6. E che dire di Rossano Galtarossa, uno dei canottieri più forti su cui l’Italia abbia mai contato, 4 medaglie ai Giochi olimpici (un oro, un argento e due bronzi) e 10 ai Mondiali? Insieme a lui onori e gloria per il canoista Andrea Facchin, bronzo nel K2 1000 ai Giochi di Pechino 2008. Poi gli schermidori: Marco Marin, un oro nella sciabola a squadre, due argenti e un bronzo alle Olimpiadi, tra Los Angeles 1984 e Barcellona 1992, Gianfranco Dalla Barba, un oro e un bronzo ai Giochi del 1984 e del 1988, e Francesca Bortolozzi, due ori a Barcellona 1992 e Atlanta 1996 e un argento a Seul 1988. Il ciclismo ha fatto sbocciare il talento puro di Silvio Martinello, straordinario pistard, campione olimpico ad Atlanta 1996 nella corsa a punti e 5 volte campione del mondo, e prima di Cristian Salvato, campione del mondo della cronometro a squadre nel 1989, 1993 e 1994. A Rio di Ponte San Nicolò è nato Marco Galiazzo, il primo olimpionico nella storia del tiro con l’arco italiano, oro individuale ai Giochi di Atene del 2004 e oro a squadre a quelli di Londra del 2012 (sempre a squadre era stato argento a Pechino 2008). Passando all’atletica, citazione d’obbligo per Ruggero Pertile, che ha fatto della maratona la sua ragione di vita, Chiara Rosa, un bronzo agli Europei di Helsinki 2012, e Andrea Longo, mezzofondista di qualità, con due partecipazioni alle Olimpiadi. E ancora Luca Dotto, la punta di diamante del nuoto di casa nostra, salito sul gradino più alto del podio agli Europei 2017 nei 100 sl. E Francesco Toldo? Vice-campione d’Europa nel 2000, è stato uno dei portieri di calcio più validi su cui la Nazionale abbia contato. Con lui anche Dino Baggio, vicecampione iridato a Usa ’94. Sul tetto del mondo si è issato Daniel Morandin, che ha conquistato tanti titoli nel pattinaggio a rotelle da riempire una bacheca intera. Infine, un altro padovano d’adozione: Alex Zanardi. Ex pilota di F.1 e Formula Cart, perse le gambe in un terribile incidente al Lausitzring. Nel paraciclismo ha vinto 4 ori ai Giochi di Londra 2012 e Rio 2016, e 8 titoli ai Mondiali su strada. Un’icona per tutti.
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