La tesi di Bruno un progetto di carcere modello
Si chiama Bruno, ha 62 anni, è di Genova. In carcere da 16, ne ha ancora 5 da scontare. Da giovane si diplomò all’artistico. È uno dei detenuti studenti, vive nel Polo universitario: «Ho cominciato l’università in carcere a Padova, mi mancano tre esami per la laurea in architettura allo Iuav. Sto finendo la tesi». Una tesi speciale: “Abitare la pena”, il titolo. Ed è un progetto, fatto e finito, per trasformare il borgo di Piemonte d’Istria disabitato e trasformarlo in luogo di esecuzione della pena. «In osmosi con la comunità di lì, integrato, dove si fa formazione, agricoltura. Capienza 100 persone circa, piccole palazzine». Un progetto notevole, conferma Giulia Giusti, laureanda e sua tutor.
Maurizio Guglielmo Ferro, 59 anni, di Udine, ha 8 anni per bancarotta. La sua azienda era nel settore ambientale. E’ iscritto a Tecnologie forestali e ambientali e sta lavorando a un suo progetto originale di bonifica del fiumi italiani.
Armand, albanese, interviene invece durante il convegno e porta una testimonianza forte: «I miei genitori sono laureati, io non lo ero. Li avevo delusi. Sapevo che l’università di Padova è la migliore in Europa e appena arrivato in carcere qui, mi sono iscritto. Un mese fa ho fatto il primo esame, in carcere: ero agitatissimo, in ansia, mi sembrava di non riuscire nemmeno più a parlare l’italiano. Il professore mi ha messo a mio agio, mi ha fatto sentire uno studente vero e ho preso un voto alto». «Nessuno cambia da solo» conclude Armand «e io vi ringrazio tutti».
(a.pi.)
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