La vera storia dell’orso M49 detto Papillon, re delle evasioni
Il progetto Life Ursus e la sua complicata gestione, gli incidenti di percorso e le violente polemiche a fare da sfondo al plantigrado ribelle che fugge per due volte dalla gabbia del Casteller

CASE, VIAGGI E RITORNI. C'era una volta l'orso bruno, e ancora c'è
Che ci fa un orso lungo i sentieri delle Dolomiti? Vive a casa sua. Da sempre lungo l’arco alpino nordorientale c’era l’orso bruno del Brenta, fino a quando la caccia ha estinto l’intera popolazione (nel 1818 le autorità asburgiche pagavano 40 fiorini per un’orsa uccisa, 30 per un orso maschio). Ma come una casa non resta vuota a lungo così altri orsi negli anni Novanta si sono messi in viaggio dalla Slovenia verso i territori dolomitici. Per reintrodurre l’orso bruno nostrano, allora, nel 1996 è nato un progetto europeo “Life ursus”, gestito dall’Unione europea tramite il parco Adamello Brenta.
Le aree idonee (il Trentino occidentale e le province di Bolzano, Brescia, Sondrio e Verona) coprono oltre 1700 kmq. Si è deciso di introdurre nove esemplari (tre maschi e sei femmine) per ripopolare l’area in un tempo di 20-40 anni con un massimo di 50 esemplari. Prima di agire è stato fatto un sondaggio sula popolazione della zona: il 70 per cento si è dichiarato favorevole. Risultato che ha stupito gli stessi ricercatori. Nel 1999, quindi, sono stati liberati i primi due esemplari: Masun e Kirka. Tra il 2000 e il 2002 sono stati liberati altri 8 individui, per un totale di 10 complessivi.
CARATTERI. Di madre in figlia, buon sangue non mente

Yurka liberata nei boschi del Trentino (AGF Bernardinatti)
Come tutti i mammiferi anche gli orsi hanno un loro carattere particolare. Lo si capì nei primi anni Duemila quando l’orsa Jurka, importata dallo Slovenia, si dimostrò abbastanza irrequieta. Iniziò subito ad avvicinarsi ai centri abitati come a una calamita, tanto da finire in gabbia nell’inverno del 2007. E siccome il sangue non mente anche i suoi tre figli non sono stati da meno, con una serie di scorribande rimaste celebri e finite, purtroppo, molto male.
I due maschi, Bruno e Hans, erano talmente inquieti da emigrare in primo in Baviera e il secondo in Svizzera. Ma non sono stati accolti bene: Bruno è stato ucciso a fucilate, imbalsamato ed esposto al Museo di Storia naturale di Monaco, Hans è stato abbattuto in Engadina dopo una serie di assalti ai pollai. La sorella invece era stata avvicinata dai forestali trentini che le dovevano mettere il radiocollare. Quando le hanno sparato un colpo di narcotico la povera orsa impaurita è scappata cadendo in un lago vicino a Molveno dove, intontita dall’anestesia, è annegata.

Secondo il Parco Adamello Brenta, "il progetto ha anticipato la spontanea ricomparsa dell’orso in territorio italiano. Ciò ha contribuito al rinsaldamento tra le popolazioni ursine presenti e in espansione sull’Arco Alpino centro-orientale. Il progetto Life Ursus, concluso nel 2004, ha dato i suoi frutti. Il nucleo di orsi nell’Adamello Brenta è oggi stimato in circa 50 esemplari. Oltre che dall’incremento numerico, il successo dell’operazione di reintroduzione conferma anche l’espansione territoriale. L’esplorazione del territorio lascia ben sperare per un eventuale futuro ricongiungimento di tutte le popolazioni alpine, anche se il pericolo di estinzione non può ancora dirsi scongiurato".
CUCCIOLI E MAMME. E disdicevoli incidenti di percorso

Nel 2014 divenne famosa l’orsa Daniza (foto sopra), una mamma tranquilla, che ebbe la sfortuna di imbattersi assieme ai suoi due cuccioli in un cercatore di funghi in un bosco di Pinzolo. L’uomo venne aggredito e ferito con due unghiate alla schiena e al ginocchio.
La provincia di Trento ne ordinò l’abbattimento, poi la sola cattura. Una squadra venne inviata a narcotizzarla ma la dose di narcotico la uccise. Lo stesso per un’altra orsa irrequieta: Kj2 aveva assunto atteggiamenti troppo pericolosi arrivando ad aggredire un idraulico mentre stava lavorando. Nell’agosto del 2017 è stata abbattuta su ordine della provincia.
Qui sotto, se volete, potete leggere la storia del progetto, in un numero monotematico dell'Ufficio fauna del Parco Adamello Brenta. La pubblicazione risale al 2010
IL GABBIO. Otto ettari per chi finisce in prigione, senza passare dal via

Il recinto del Casteller da dove M49 è evaso due volte
Per evitare altre uccisioni (e relative polemiche) la provincia di Trento decise di costruire un recinto attrezzato ed elettrificato con due circuiti a 9mila e 7mila volt) per gli orsi irrequieti, in zona Casteller dove nel 2007 era stata costruita una prima gabbia. Una zona recintata ufficialmente di 8 ettari (80 mila metri quadri) in cui venne prima messa un’ orsa timida (Jj4, che si era trovata faccia a faccia con due turisti, si era spaventata e li aveva inseguiti) e poi un orso maschio che era salito alla ribalta per la sua fame: M49.
Un tipetto che pur non avendo mai attaccato (e tantomeno essersi avvicinato) a un uomo, nel 2018 era responsabile del 30% di tutti i danni causati dagli orsi in Trentino. Venne catturato e munito di radiocollare. Ma la radiogeolocalizzazione non servì a molto. La percentuale dei danni è salita al 50% nel 2019, con esborsi da parte della provncia per 31 mila euro.
Assurto agli onori della cronaca come una sorta di Alcatraz della fauna selvatica, il Casteller è solo (e non tanto) la prigione per gli orsi cattivi, ma un vero e proprio Centro di recupero fauna Alpina situato a pochi minuti in macchina dalla città di Trento: un vero e proprio ospedale per animali selvatici feriti.
Gestito dall’Associazione Cacciatori Trentini, il centro nasce negli anni ‘60 su un tratto di bosco fortemente degradato che viene riqualificati e rinaturalizzato con ambienti adatti alla riabilitazione della fauna selvatica ferita.Gli animali, una volta guariti e se in grado di vivere allo stato selvatico, vengono liberati in un ambiente adatto a loro, mentre gli animali che non possono tornare in libertà perchè non in grado di procurarsi il cibo in autonomia o per altri motivi, vengono accolti in grandi recinti con alberi e molto verde.
Al momento il centro è chiuso, per maggiori info cliccate qui
PAPILLON, RE DELLE FUGHE. La doppia cattura e l'ora... d'aria

Il varco nella recinzione dal quale m49 è riuscito a scappare
Il 14 luglio 2019 M49 è stato catturato e chiuso alle due di notte nell’area 1 (un quadratino con boschetto con rete e doppia recinzione elettrificata) al Casteller. Ma dopo appena un’ora in cella ne ha avuto abbastanza: non appena gli hanno tolto il radiocollare ha scavalcato il recinto, resistito a numerose scariche elettriche, scavalcato la rete e tanti saluti, mentre i forestali che osservavano la scena, vista la sua furia, se la davano a gambe levate. Una fuga che gli è valsa il soprannome “Papillon”, come il celebre evaso dalla Cayenna francese. Per trovarlo ci hanno messo un bel po’.
Il 28 aprile 2020 M49 - Papillon è stato catturato di nuovo e riportato al Casteller. Per soprammercato lo hanno pure castrato: “Questo lo calmerà” hanno assicurato dalla Provincia. Ma secondo alcuni esperti è stata proprio la carenza di orsi maschi a favorire gli incroci familiari, aumentando l'irrequietezza dei nuovi nati
Nel post che potete leggere qui, il veterinario trentino Alessandro De Guelmi (foto), esperto faunistico, racconta all'Adige come riuscì a catturare M49, anche con l'ausilio... di un scechio di latte.
"Lo addormento, sento il suo respiro, dolce profondo e regolare; ogni tanto russa. Il cuore batte con forza e regolarità. Lo accarezzo: è proprio un bellissimo esemplare nel pieno della sua forza di gioventù. Il pelo lucido, i denti ben sviluppati, le zampe nere, grosse e possenti, le unghie forti e perlacee. Attorno a lui si muovono persone: ognuno in silenzio svolge il proprio compito.

"Si effettuano valutazioni sanitarie e morfologiche, prelievi di materiale organico, si inseriscono micro chip, marche auricolari ed infine il radiocollare. Mi rendo conto che questa è la fine della sua selvaticità. Infine si risveglia e se ne va. E come troviamo scritto dal professor Graziano Daldoss nel suo libro Sulle orme dell’Orso, “con una fascia di plastica attorno al collo, non era più l’Orso di prima”.
GABBIETTA. La prigione del Casteller, sopra Trento
Ma c’è un ma. La famosa area recintata del Casteller in realtà non è di 8 ettari, ma di appena meno di un decimo: non 80 mila metri quadri ma 7 mila. Due orsi (Jj4 non era riuscita a scavalcare la rete) non potevano starci. Così la notte del 26 luglio M49 Papillon ha prima saltato la tripla recinzione elettrificata della gabbia in cui era rinchiuso e poi ha divelto la rete elettrosaldata da 12 millimetri, sfondandola. Questa volta anche Jj4 l’ha seguito.
Ora M49 (cui questa volta non era stato tolto il radiocollare) è stato individuato sul Monte Marzola, dove viene seguito dai forestali, ma a debita distanza.
PERICOLO. Non ha mai attaccato l'uomo
La prima cosa che appare evidente nella storia di M49 è il fatto che non abbia mai attaccato un uomo. Ha distrutto arnie in cerca di miele, malghe in cerca di panna, ha mangiato pecore e perfino mucche, ma si è sempre tenuto alla larga da insediamenti umani. Proprio la mancanza di evidente pericolosità per l’uomo è stata alla base della petizione di 50 mila firme raccolta in Trentino e inviata all’attuale presidente, il leghista Maurizio Fugatti, l’uomo della linea dura.
COINQUILINI E METRI QUADRI. Se quello spazio vi sembra sufficiente...
La seconda cosa, però, è che è ben difficile convivere con gli orsi a meno che non si abbiano a disposizione spazi enormi dove esista l’unica garanzia per orso e uomo: la scarsa possibilità d’incontri. In Trentino e lungo l’arco alpino non ci sono più le enormi foreste del Medio Evo, dove l’orso e enormi branchi di lupi dominavano incontrastati. Gli unici posti dell’Europa dove gli orsi resistono sono le foreste della Slovenia e quelle dei Balcani, tra Ungheria, Serbia e Romania, vallate e vallate coperte da fitti boschi dove non esistono né grandi insediamenti né tantomeno il turismo.
“Il recinto del Casteller non è una casa per orsi!". Lo denuncia la Lav diffondendo le immagini esclusive viste dall’alto. "Suddiviso in tre porzioni larghe meno di 50 metri, non può garantire il soddisfacimento delle necessità etologiche di un grande animale selvatico: basti pensare che un orso percorre fino a 20 km al giorno!", sottolinea Massimo Vitturi, responsabile Lav animali selvatici.
"Quel recinto è come una condanna all’ergastolo per un innocente che non ha mai aggredito nessuno – aggiunge Vitturi - sedato e castrato, è comprensibile che M49 abbia cercato nuovamente la libertà. E’ la prova evidente di una gestione fallimentare da parte della Provincia di Trento, che non deve in nessun modo ricadere sulla vita di M49: gli orsi hanno tutto il diritto di vivere in piena libertà, siamo noi umani a doverci adattare alla loro presenza favorendo la convivenza".
PUNTI DI VISTA. La politica delle emozioni e delle lobbies

Il ministro Enrico Costa (a a sinistra) e il governatore trentino Maurizio Fugatti
Un orso è abituato a spostarsi in un’area di 6.500 ettari, pretendere che si possa fermare, o che, peggio, possa restare in un’area di meno di un solo ettaro elettrificata, è un’assurdità. Eppure queste sono state le due sole alternative proposte dalla giunta che, secondo i detrattori, ha sfruttato il tema degli orsi per avere un facile ritorno elettorale, ma si è trovata di fronte al fuoco incrociato di amanti della natura, settore turistico sensibile alle campagne di boicottaggio partite già dopo l’uccisione dell’orsa Daniza, e allevatori, che già la mattina di lunedì 27 luglio, a poche ore dalla nuova fuga di M49-Papillon, invocavano “sicurezza per persone e allevamenti”
Da Roma il ministro, ed ex generale dei carabinieri forestali, Sergio Costa propone una terza via: "Ho sentito il presidente della provincia di Trento Fugatti e allertato l’Istituto superiore di protezione ambientale (Ispra). La mia posizione rimane la stessa: ogni animale deve essere libero di vivere in base alla sua natura. Papillon ha il radiocollare e quindi è rintracciabile e monitorabile facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto”.
CRONOLOGIA. Aggiornamenti di una "serie di successo"

L'orso M49 è stato catturato ieri dagli uomini del Corpo forestale del Trentino sui monti sopra Tione, nelle Giudicarie, ed è stato trasportato al Casteller, a sud di Trento, dove lo stesso plantigrado era stato rinchiuso nel luglio 2019 e da cui era subito scappato, 29 aprile 2020 ANSA/SITO PROVINCIA DI TRENTO +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
La prima volta che il giovane orso M49 fa parlare di sè è nel giugno 2019 quando si avvicina alle malghe della Val Rendena. Per entrare e rubare la panna sfonda le finestre, dimostrando un’intelligenza e coraggio non comuni. È dotato di radiocollare, e quindi viene seguito dalla Forestale. La Provincia gli attribuisce 16 tentativi di intrusione in tre mesi.
1 LUGLIO 2019. Dopo altre incursioni il presidente Maurizio Fugatti firma l’ordinanza di cattura. Il ministro all’ambiente Costa lo diffida dall’abbatterlo, l’ordinanza parla di «confinarlo in un recinto adeguato».
14 LUGLIO 2019. M49 viene catturato la sera con una trappola «a tubo». Viene prontamente trasferito al Casteller di Trento, nel recinto elettrificato. dove gli viene sganciato il radiocollare. Ma ci resta meno di un’ora.
15 LUGLIO 2019. L’orso fugge all’alba scavalcando una barriera di 4 metri e tre recinti tra i 7.000 e 9.000 volt. M49, ormai per tutti Papillon, fugge sulla Marzola. Il ministro Sergio Costa attacca: «Ci sono state inefficienze nella cattura, diffido la Provincia dall’uccidere M49».
23 LUGLIO 2019. Il presidente Fugatti forza la mano: firma una nuova ordinanza che dà facoltà ai Forestali di sparare all’animale «in caso di necessità». Ovvero «qualora si verifichino - si legge nell’atto - situazioni che possano determinare ulteriore pericolo grave e imminente per l’incolumità di terzi o degli stessi operatori del Corpo forestale». Il ministro Costa che «diffida» la Provincia. Forti proteste degli animalisti anche a livello nazionale.
15 AGOSTO 2019. M49 viene avvistato sulle pendici del Monte Corona, in Val di Cembra, molto lontano dall’ultimo avvistamento.
17 AGOSTO 2019. Papillon arriva in Alto Adige.
20 AGOSTO 2019. L’orso fa razzia di arnie, e nella notte si avvicina a una roulotte di pastori sopra passo Lavazé. I due pastori rumeni affermano che l’orso si è appoggiato alla roulotte scuotendola. La Forestale che spara alcuni colpi di fucile in aria per allontanarlo dalla zona.
6 SETTEMBRE 2019. M49 viene accusato di aver ucciso una mucca. -Il giorno dopo viene avvistato da un cacciatore verso il passo Manghen.
12 OTTOBRE 2019. M49 viene accusato di avere ucciso alcune pecore.
7 NOVEMBRE 2019. Papillon è nella zona di Cima d’Asta. Entra in alcune trappole tubo, ma riesce a scappare. Poco dopo, entra in letargo.
2 MARZO 2020. M49 si sveglia dal letargo e lascia tracce del suo arrivo in Fiemme: visita l’Azienda agricola di Luigi Bonelli dove preda le arnie.
3 MARZO 2020. L’orso attraversa il paese di Castello di Fiemme, dove entra nel giardino della casa del sindaco.
30 MARZO 2020. M49 in una notte compie un vero tour delle malghe del Redebus: in una riesce ad aprire la porta e si scola una bottiglia di olio d’oliva.
6 APRILE. Dopo aver disceso la Panarotta, M49 attraversa la Valsugana, risale la Vigolana e fa razzia abbattendo la porta a malga Valli, a cavallo tra Besenello e Folgaria sulla Scanuppia.
12 APRILE 2020. Viene filmato sul Carega mentre gioca nella neve. Al rifugio Fraccaroli prova ad abbattere la porta in metallo, e si introduce in un magazzino.
28 APRILE 2020. Viene catturato in una trappola a tubo in Val Rendena. Nella notte viene trasportato per la seconda volta al recinto del Casteller.
8 LUGLIO 2020. L’orso è stato «castrato chimicamente» per evitare problemi con la vicinanza dell’orsa DJ4 che è rinchiusa da anni nel recinto di Casteller (ma separata).
27 LUGLIO 2020. Papillon - riesce a fuggire di nuovo dal recinto.
28 LUGLIO 2020. Papillon si è rifugiato nei pressi della cima del monte Marzola, un punto difficilmente raggiungibile senza essere visti. Viene monitorato con il radiosegnale. Pare si stia riposando, limitando i propri spostamenti.
29 luglio 2020. Il ministro Costa, che è stato generale dei carabinieri forestali, rinnova il suo appello a non abbattere Papillon: "L'orso ha un radio collare che ne consente il monitoraggio e il corpo forestale sa esattamente i suoi spostamenti. Per questo dico che non ha nessun senso abbatterlo. E' l'appello che faccio al presidente Fugatti con il quale mi sono sentito recentemente e che mi ha escluso questo intento. Io comunque lo ripeto a tutti: non abbiate paura, non ha mai aggredito una persona. Fa l'orso".
22 agosto 2020. Il radiocollare dell'orso M49, fuggito per la seconda volta dal recinto del Casteller, in Trentino, è stato trovato nei boschi. Fin dalla sua fuga dal recinto del Casteller, è sempre stato monitorato attraverso il collare, dotato di sistema di geolocalizzazione. A partire dal 16 agosto l'orso si era spostato in zona Passo 5 croci - Val Cion, dove le trasmissioni gsm del collare risentono pesantemente della scarsa copertura telefonica. Il 19 agosto, alle ore 14, sottolinea la Provincia di Trento, il collare ha inviato parecchie posizioni, anche del giorno precedente, confermando la posizione a monte di Malga Val Ciotto. In assenza di ulteriori comunicazioni, nella mattinata odierna è stata effettuata una verifica tramite radio vhf: il collare emetteva segnale di mortalità e quindi è stata eseguita una ricerca sul posto fino al rinvenimento dello stesso, integro, a terra. Il monitoraggio dell'orso, quindi, proseguirà basandosi esclusivamente sull'analisi degli indici di presenza.
7 settembre 2020. Questa volta la latitanza è durata 42 giorni. L’orso M49 è stato catturato sulle montagne del Lagorai nel Trentino orientale dagli uomini del Corpo forestale provinciale mediante trappola a tubo già utilizzata in passato proprio per questo stesso esemplare che il ministro all’Ambiente Sergio Costa sin dal 15 luglio del 2019, il giorno della prima fuga dal recinto del Casteller, lo aveva ribattezzato ’Papillon’.
L’orso M49, nei confronti del quale la Provincia Autonoma di Trento aveva emesso un ordine di uccisione nel caso avesse creato pericolo per l’essere umano, è stato nuovamente trasferito al recinto faunistico del Casteller di Trento, unica struttura in Trentino in grado di ospitarlo e da dove è scappato già due volte. All’interno del centro faunistico ci sono già due orsi, M57, catturato ad Andalo la settimana scorsa, e da alcuni anni l’orsa DJ3
GRANDI CARNIVORI. Storia di una difficile convivenza

Ecco il rapporto Grandi Carnivori realizzato dalla Provincia di Trento con il servizio Fauna e il Corpo forestale. E' l'edizione del 2019 e contiene moltissime informazioni
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video