«Laghetti di pesca sportiva una chiusura immotivata»

Il titolare di “Ponte Alto” dà voce alla protesta della categoria: «Siamo attrezzati per rispettare le regole di distanziamento  ora dovremo smaltire il pesce»

SELVAZZANO

«Non capiamo perché sia stata autorizzata la pesca sportiva lungo i fiumi e i canali e nei laghi pubblici e non nei laghetti di pesca sportiva privati dove la situazione si sta facendo drammatica, perché con l’arrivo del caldo tutto il pesce che è stato immesso per la pesca invernale (sopratutto trote) è destinato a morire». A chiedere la riapertura anche dei laghi privati, una trentina in tutta la provincia, è Adriano Lion titolare della pesca sportiva “Ponte Alto” (ex laghetto da Pasquale) di via Schiavo in comune di Selvazzano.

«Oltre al danno la beffa», aggiunge Lion. «Le trote che in tutti i laghetti di pianura con il caldo sono destinate a soccombere, dovranno essere portate all’inceneritore per non inquinare lo specchio d’acqua, con ulteriori costi. Siamo fermi da oltre due mesi, le spese corrono e gli introiti sono a zero. Nei laghetti, come nei fiumi, la pesca sportiva può essere praticata in assoluta sicurezza, secondo quanto prevedono le ordinanze di contrasto al diffondersi del Covid-19. Il lago Ponte Alto, dispone di circa 600 metri di sponda dove possono pescare 60 persone per volta a una distanza di 10 metri una dall’altra. I clienti, però, non sono mai così tanti, quindi non vedo perché con l’ordinanza n. 630 del 28 aprile, il settore Caccia e Pesca della Regione non abbia preso in considerazione questa possibilità».

Lion, che parla anche a nome dei colleghi, si è rivolto all’ufficio competente della Regione che fa capo all’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, alla Provincia, al comune di Selvazzano. «Mi hanno scaricato da un ufficio all’altro, ho illustrato il problema, ma non ho ottenuto nulla», aggiunge il titolare del laghetto. —

Gianni Biasetto

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