L’alba dei soldi Venezia la ricca inventa le banche

di Tono Galla
Venezia anno domini 1502 : Vittore Carpaccio dipinge la tavola “La vocazione di San Matteo” nella quale rappresenta il futuro santo che segue Cristo abbandonando il suo banco di cambiavalute : un tavolo ribaltabile coperto da un tappeto orientale e dotato di una tettoia per ripararsi dal sole. Un banco simile ai tanti che sorgevano numerosi fin dallo scorcio del ’400 a Rialto dove si concentrava l’attività dei cambiavalute ben presto trasformatisi in prestatori di denaro. Parte da lì, da quelle assi di legno sulle quali si accumulavano contenitori cilindrici pieni di monete fatte di metalli più o meno pregiati, la storia del denaro e dei sistemi escogitati in Italia, tra Medioevo e Rinascimento, per cambiarlo, conservarlo, prestarlo e moltiplicarlo. Una storia curiosa tracciata dal giornalista-scrittore veneziano Alessandro Marzo Magno nel suo ultimo libro “l’invenzione dei soldi” (Garzanti,22 euro) ripercorrendo le vicende delle tre principali piazze finanziarie dell’epoca: Venezia, Genova e Firenze. Venezia e Genova porti marittimi che rappresentavano lo snodo strategico dei commerci all’interno dell’Europa e con l’Oriente, Firenze città-stato emergente nella quale dinastie di banchieri come i Medici, divenuti ricchissimi, divennero ben presto leader politici potentissimi nel concerto europeo. L’ultimo lavoro di Alessandro Marzo Magno si pone, in qualche modo, in continuità con il suo precedente “L’alba dei libri. Quando Venezia ha fatto leggere il mondo” dimostrando che la capitale della Serenissima fu all’avanguardia in Europa nel campo dell’editoria come in quello della finanza. Fu anche, nei secoli, l’indiscussa capitale del gioco d’azzardo, ma questa è un’altra storia. Tutta da scrivere.
Il percorso tracciato nel libro parte ,appunto, dall’invenzione dei soldi, tutti diversi in ciascuna città e staterello in cui l’Italia era divisa. Di qui la necessità dei cambiavalute. Poiché le monete, d’argento, d’oro e di rame avevano soprattutto un valore intrinseco erano oggetto non solo di cambio ma anche di compravendita. È allora che nascono le banche soprattutto, come si è detto, a Venezia, Genova e Firenze. Dalla vendita e l’acquisto dei soldi al prestito il passo è breve. E qui comincia un’attività nella quale i confini con l’usura, su cui la Chiesa vigila con particolare severità, sono particolarmente incerti. Non senza una buona dose di ipocrisia succede che quando i prestiti sono di alto livello (soprattutto ai Governi delle varie Signorie per finanziare le guerre come facevano gli Strozzi e i Medici) allora l’attività è bancaria, ma, quando le somme prestate sono di minor valore e riguardano i privati e il popolo minuto, allora diventa usura. E se ai cristiani è vietata ecco che subentrano gli ebrei.
Altro passo successivo nella storia del maneggio del denaro ricostruita da Marzo Magno è quello delle assicurazioni. Ancora oggi - raccont. a l’autore - a Rialto esiste la Calle della Sigurtà. Lunga sì e no trenta metri fu la culla del sistema assicurativo a Venezia legato soprattutto al trasporto navale delle merci il cui valore andava protetto da tanti rischi, tempeste, naufragi e attacchi dei pirati particolarmente attivi sulle coste dalmate.
A Venezia le banche nascono private in mano a famiglie i cui nomi sono, in un modo o nell’altro, legati al potere: Soranzo, Contarini, Da Mosto, Tiepolo, Pisani. Ed è proprio con il dissesto della banca Pisani-Tiepolo che, nel 1584, si chiude l’ultimo istituto di credito privato della Serenissima. Tre anni dopo apre i battenti il Banco della Piazza di Rialto. È il primo istituto pubblico,guidato da un Governatore, in carica per tre anni, eletto dal Senato convinto dalla perorazione di Tommaso Contarini. Il senatore aveva, infatti, suggerito ai colleghi l’opportunità di porre fine all’epoca delle banche private. “Guardemo, di gratia, - affermò nel suo intervento in aula - da che debole accidente dipende l’esterminio di un banco. Un suspecto che nasca, una voce che si senta, che non vi sia denaro o che il banchier abbia patido qualche perdita... un sinistro di qualche suo negotio, il timor di una guerra è causa potente a distrugger questa fabrica; poiché tutti i creditori, insuspettidi di non perder il suo denaro, per assicurarsene vanno ad estraherlo et gli portano la total iattura”. Pare di leggere le recenti cronache del panico diffusosi tra i risparmiatori ciprioti in coda per ritirare i propri soldi dalle banche.
La banca di stato veneziana ebbe una vita lunga sopravvivendo addirittura alla caduta della Repubblica veneta (1797). Napoleone, nel 1806, la fa confluire nella banca da lui fondata a Milano per il Regno d’Italia. Si chiamerà Monte Napoleone e sorgerà nell’omonima. via oggi nota come uno dei templi della moda “made in Italy”.
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