L'alcol e le droghe fra i giovani Troppi pregiudizi fra gli adulti

MARIJUANA. La fuma un ragazzo su 5
ABANO.
Disagio uguale consumo di droghe. Un'equazione semplicistica che si accompagna a una realtà contraddittoria: da una parte, gli aponensi dai 15 ai 19 anni sono in linea con i trend nazionali per quanto riguarda il consumo di stupefacenti; dall'altra, il mondo degli adulti vede come causa del malessere giovanile solo questo specifico fattore di rischio, con il pericolo di proporre soluzioni esclusivamente legate a un approccio «sanitario» del fenomeno. Quando, invece, la strada da battere è la promozione della salute e di stili di vita sani. E' la conclusione cui è giunto, dopo un anno e mezzo di lavoro, il team del professor Gian Piero Turchi, del dipartimento di Psicologia applicata dell'Università di Padova, che ha condotto una ricerca coinvolgendo 1034 studenti delle scuole superiori, 72 insegnanti, 97 genitori e 107 fra educatori parrocchiali, dirigenti e tecnici di società sportive locali, pubblici esercenti e comuni cittadini. Rispondendo alla prima domanda, che chiedeva ai ragazzi di indicare quali sostanze abbiano consumato, il 59,5% ha indicato genericamente l'alcol, seguito da birra (55,9%), tabacco (47,3%), superalcolici (42,1%), marijuana (22,6%), hascisc (15,1%), cocaina (3,9%), exstasy (2,3%), lsd (2,1%) ed eroina (1,3%). Percentuali che rispecchiano le dinamiche nazionali. A suscitare stupore sono state le risposte sulla percezione degli adulti relativa alla diffusione di bevande alcoliche e droghe. L'alcol fa la parte del leone con l'83%; segue il tabacco con il 78%, la birra con il 71%, i superalcolici con il 63%, la marijuana con il 59%, la cocaina con il 40%, l'hascisc con il 38% e l'eroina con il 14%. Insomma, per tutte le sostanze prese in esame, lo scarto fra l'«idea» del suo consumo e quello reale è quasi doppio, nel caso dell'eroina di fatto si decuplica. Disegnando così un panorama ben lontano dalla realtà. Se poi ci si interroga sulle cause della dipendenza, vengono genericamente individuate nelle carenze affettive, nella mancanza di stimoli nel giovane, nell'insicurezza e in personalità poco incisive e mancanza di autocontrollo. Tutte risposte giudicate sommarie e incomplete e che rischiano, con la delega del problema ai soli operatori sanitari, di mantenere lo stato di cose attuale anziché portare a reali cambiamenti.
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