L’antica Villanova il rifugio rurale di Speronella la “mangiauomini”

Primo divorzio a 15 anni, poi cinque mariti e altrettante doti La Dalesmanini lava poi l’anima finanziando opere di bene
BELLUCO-FOTOPIRAN-VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO-VECCHIA PIEVE
BELLUCO-FOTOPIRAN-VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO-VECCHIA PIEVE

Francesco Jori

Vivesse oggi, non farebbe più di tanto notizia: magari qualche servizio di rotocalco e qualche foto rubata da un intraprendente paparazzo, per lanciare lo scoop di un flirt col nuovo partner. Una delle tante. Ma allora, nel dodicesimo secolo, una figura come quella della padovana Speronella Dalesmanini faceva decisamente notizia: non tanto per il titolo nobiliare o la ricchezza, entrambi comunque massicci, quanto per la straordinaria collezione di mariti messa assieme in tempi così rapidi da far invidia a una diva di Hollywood.

Fama conquistata sul campo, quella dell’intraprendente Speronella: rottura col primo marito a 15 anni appena, poi cinque partner di fila nei successivi sette anni. Quando decide di tirare il fiato, preferisce lasciare la ribalta cittadina dell’epoca per trasferirsi nella quiete agreste della vicina Villanova di Camposampiero: dove, poco prima di morire, cerca di migliorare almeno un po’ il suo spregiudicato e avventuroso curriculum, forse in vista dell’Aldilà confidando in uno sconto di pena: lo fa destinando una parte del suo cospicuo patrimonio (peraltro incrementato anche grazie all’intensa maratona nuziale con i vari consorti) nelle cosiddette opere di bene: ospedali, monasteri, chiese, tra cui quella della frazione di Murelle e la pieve di San Prosdocimo oltre Brenta.

i danni dei longobardi

Quest’ultima si può considerare l’epicentro del primo nucleo del paese, dopo il devastante passaggio dei longobardi che nel 602 transitano (e si vede) anche da queste parti per andare a distruggere Padova, lasciando segni profondi nel tipico graticolato romano che contraddistingue l’intera fascia dell’Alta. Centro della vita non solo religiosa ma anche sociale ed economica, qui come altrove, la pieve porta il nome del santo che fu il primo vescovo di Padova, e che ne è patrono assieme ad Antonio, Giustina e Daniele; oggi ne rimane il ricordo nella vecchia parrocchiale del paese.

Non solo religione, comunque: c’è pure una sorta di leggenda metropolitana che parla di un castello del dodicesimo secolo, edificato su committenza di uno dei vari rampolli della dinasty dei Camposampiero, e di cui è pressoché certa l’esistenza, senza che tuttavia si sia mai riusciti a rinvenirne tracce attendibili; secondo alcuni sorgeva sul posto dell’attuale municipio.

Località comunque ricercata, Villanova, a giudicare dalle non poche nobili famiglie che decidono di mettervi su casa: come quella degli Alvarotti, antico casato padovano dal quale escono illustri professori e giureconsulti; o come quella veneziana dei patrizi Ruzzini, uno dei quali diventerà anche doge. La loro villa, di impronta palladiana, si può ammirare ancora oggi, grazie a un felice restauro che ne ha restituito la fisionomia originaria.

Serenissimo ordine

Anche qui, come per il resto del territorio padovano, la Serenissima arrivando nel 1405 dà un’impronta e anche un’organizzazione precise al territorio, dividendolo nelle due realtà di Villanova e Murelle (attualmente frazione), ciascuna con un proprio capo chiamato “Degan” o “Meriga”, e con forme avanzate di quella che oggi chiameremmo “partecipazione”: periodicamente vengono indette delle assemblee, dette “riduzioni” o “vicinìe”, in cui si adottano i provvedimenti giudicati utili per la comunità. —

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