L’arsenale dell’ingegnere scoperto grazie alle sigarette
“Il fumo uccide” si legge nei pacchetti di sigarette. Ma benedette sigarette nell’inchiesta sul malaffare all’università. È una “pausa-fumo” che fa scoprire agli investigatori l’arsenale (nella foto...
“Il fumo uccide” si legge nei pacchetti di sigarette. Ma benedette sigarette nell’inchiesta sul malaffare all’università. È una “pausa-fumo” che fa scoprire agli investigatori l’arsenale
(nella foto sopra)
nascosto dall’ingegnere Ettore Ravazzolo, appassionato collezionista, denunciato per detenzione di armi da guerra. Mercoledì 15 novembre, giorno del blitz: conclusa la perquisizione nell’appartamento del dirigente a Valdagno in via Manin (oltre 200 metri quadrati in un palazzo storico), un paio di agenti di polizia giudiziaria escono in strada per fumare in santa pace una sigaretta davanti al garage affittato dall’ingegnere nello stabile di fronte a casa sua. Ravazzolo: «È meglio non fumare qui». I fumatori: «Siamo all’aria aperta...». Ravazzolo insiste: «No, allontanatevi». I fumatori: «Cosa c’è là dentro?» indicando il garage. Ravazzolo tentenna. Il garage è aperto. E dentro spunta l’arsenale: una bomba della seconda guerra mondiale contenente 100 chili di tritolo senza spoletta (sono chiamati gli artificieri, in caso d’incendio avrebbe raso al suolo i palazzi), granate e bombe a mano, 2 pistole lanciarazzi, baionette, tubi di gelatina e colpi di mortaio risalenti alla prima guerra mondiale.
(cri.gen.)
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