Lavoro inconciliabile con la famiglia, 10mila donne a casa a Padova

PADOVA. Quasi 10.000 lavoratrici e più di altrettanti ragazzi, l’anno scorso, sono finiti a carico del coniuge o della famiglia. A dirlo sono i dati sulle dichiarazioni dei redditi 2019 che il Caaf Cgil di Padova sta elaborando in queste settimane e che sembrano indicare una pesante regressione dei tassi di occupazione giovanile e femminile.
Due fasce di contribuenti storicamente deboli. «Generalmente quando si parla di occupazione si parte dai dati del mercato del lavoro» spiega Lisa Contegiacomo, amministratrice delegata del Caaf Cgil di Padova «ma il rischio è che dai dati scompaia tutta una categoria di lavoratori espulsi dal mercato e scoraggiati. Inattivi che non figurano in molti conteggi ma che sono un elemento importante per capire la condizione del lavoro e delle famiglia di un territorio.
Cambiando prospettiva e andando ad indagare invece i redditi si individua un altro trend, per altro drammatico e iniziato ben prima della crisi del Covid-19. Quello della perdita del lavoro da parte di un numero significativo di donne e di ragazzi, che tornano a carico del capofamiglia».
il 2,6% è a carico della moglie
In questo caso le desinenze di genere non sono casuali se è vero che, come dicono le statistiche del Caaf Cgil, gli uomini a carico del coniuge sono circa il 2,6% di un campione di oltre 35.730 già analizzati (su di un totale da valutare di circa 60mila) mentre le donne a carico sono 28,22% con una crescita di quasi il 4% rispetto all’anno scorso.
Secondo poi dati dell’Itl di Padova, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro che convalida le dimissioni volontarie di uomini e donne, emerge che dal 2012 ad oggi questo fenomeno è sostanzialmente duplicato arrivando nel 2019 a circa 4.200 unità, con le donne che sono il doppio degli uomini.

«Negli anni abbiamo verificato che rimane una costante, oltre all’incremento dei casi complessivi» spiega Rosanna Giaretta, direttrice dell’Itl di Padova «quella relativa cioè al numero delle donne in rapporto a quello degli uomini, che sostanzialmente rimane l’uno di doppio dell’altro: di fatto si dimettono volontariamente 2 donne ogni uomo e le causali sono altrettanto significative.
Quasi tutte le lavoratrici dichiarano di dare le proprie dimissioni volontariamente per la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura del bambino nella fattispecie segnalando nell’assenza di parenti di supporto, nell’elevato costo dei servizi di supporto (asili nido e baby sitter) o nel mancato accoglimento del piccolo al nido, le motivazioni principali. Nel caso degli uomini invece è il tema del cambio di lavoro ad essere preponderante, mentre la cura della prole statisticamente è poco significativa».
giovani categoria debole
E mentre i numeri dell’Itl e del Caaf Cgil impongono ancora una volta una riflessione sulla condizione della donna nel mondo del lavoro, a confermarsi categoria “debole” sono pure i giovani, 10.000 dei quali circa in provincia di Padova, si vedono, secondo le proiezioni del Caaf Cgil, tornare a carico delle famiglie di origine con percentuali che vanno dal 44% circa del 2018 al 52, 8% dell’anno scorso. «Questi dati, assieme a quelli relativi alla riduzione della ritenuta media dei contribuenti» conclude l’Ad del Caaf Cgil di Padova «sono segnali molto probabili di un crisi che già si viveva l’anno passato e che si somma a quella sanitaria ed economica che il Paese sta vivendo in questo momento».
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