Le Acciaierie Venete “spengono” Mortise e liberano 120 mila metri per l’ospedale

Chiuso da oggi lo storico stabilimento di via Pellico. Lorenzoni: «Valutiamo con la Regione di allargare il polo sanitario»

PADOVA. Non è più la città di ieri. Spenti i forni e tirati giù gli interruttori, le Acciaierie Venete hanno abbandonato i capannoni del loro primo insediamento, in via Silvio Pellico. Le lavorazioni del vecchio laminatoio, come previsto da tempo, sono state spostate nel nuovo capannone da 21 mila metri quadrati in Riviera Francia. E da stamattina c’è un vuoto grande come venti campi da calcio nel quadrante fra via Friburgo e San Lazzaro. Proprio a ridosso del futuro polo sanitario.

un’area strategica

L’operazione ha un alto valore simbolico, perché l’azienda lascia la sede in cui ha mosso i primi passi sessantadue anni fa. Ma non ha conseguenze dal punto di vista produttivo, anzi garantisce maggior efficienza e riduce sensibilmente il traffico di camion in città. Ogni giorno ci saranno in media venti viaggi in meno tra via Pellico e Riviera Francia, e stiamo parlando di camion da 60 tonnellate. Dal punto di vista urbanistico, però, si innesca un processo tutto da seguire perché l’area libera è enorme - 120 mila metri quadrati - ed è destinata ad assumere un’importanza strategica altrettanto grande in vista della costruzione del nuovo ospedale a San Lazzaro.

servizi sanitari

Il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Arturo Lorenzoni, non ha aspettato il trasloco delle Acciaierie per avviare una riflessione sul futuro di quell’area. «È fin troppo evidente che dobbiamo ragionare nell’ottica di una connessione con l’ospedale che nascerà. D’altra parte non si può neppure immaginare che lì si costruisca un polo sanitario bellissimo confinante con uno stabilimento dismesso. Quell’area - insieme all’altra lasciata vuota dalla fabbrica di bici - andrà bonificata e bisognerà ragionare insieme alla Regione sulla sua funzione. Abbiamo tante imprese del settore sanitario, della ricerca, dei servizi, della farmaceutica che chiedono di insediarsi vicino al nuovo ospedale. La loro collocazione più logica è proprio quella. Perciò con la Regione dobbiamo considerare l’ipotesi di collegarla all’ospedale, in modo da avere la massima funzionalità.

l’azienda non ha fretta

Le Acciaierie Venete, da parte loro, hanno sempre chiarito che il trasloco non è stato concepito come operazione immobiliare e che il futuro del vecchio stabilimento non è stato ancora definito. L’azienda è sicuramente consapevole di essere proprietaria di un tesoro, ma il trasferimento è stato pianificato con un obiettivo primario: accorpare le lavorazioni in Riviera Francia - azzerando i costi e l’impatto ambientale degli spostamenti fra una linea e l’altra - e poter disporre di un laminatoio ad alto tasso tecnologico. Sul nuovo impianto le Acciaierie hanno investito 50 milioni di euro, sicure di ammortizzare l’investimento senza considerare le entrate dalla cessione dell’area di via Pellico. Che pure, si può immaginare, saranno ricchissime. —
 

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