Le cerniere arrugginite cuore del sistema a rischio
VENEZIA. Cerniere arrugginite. Non ci sono soltanto le paratoie e i depositi di sabbia nell’elenco delle nuove emergenze e dei malfunzionamenti del Mose. Nelle ultime settimane un fenomeno preoccupante è stato registrato dai tecnici che controllano l’andamento delle strutture già montate nella bocca di porto di Lido-Treporti.
Il “gruppo tensionatore” delle cerniere di ogni paratoia presenta evidenti segni di ruggine e cedimento in corrispondenza delle saldature. Allarme che ha convinto gli attuali vertici del Consorzio Venezia Nuova ad avviare accertamenti e indagini interne. La ruggine è un segnale molto preoccupante, dal momento che le 158 cerniere sono il “cuore” del sistema Mose. Il grande meccanismo che consente di collegare sott’acqua la paratoia in acciaio ai cassoni in calcestruzzo sul fondo delle bocche di porto. Cerniere che avevano sollevato aspre polemiche al momento dell’affidamento dei lavori. Si discuteva se fossero più efficaci e durature le cerniere “fuse”, cioè in unico pezzo, o quelle saldate. Alla fine si scelse la seconda ipotesi, affidandone la costruzione senza gara alla Fip di Selvazzano, azienda del gruppo Mantovani - primo azionista del Consorzio - allora presieduta da Piergiorgio Baita. Inaugurazione in pompa magna, nel marzo 2010, alla presenza del governatore Giancarlo Galan, del ministro Altero Matteoli, del presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta.
Polemiche scoppiate un anno più tardi e finite in numerose inchieste di Report e del nostro giornale. «Anche per via di un “grippaggio” scoperto in fase di prova. «Ma non c’entra con le modalità di costruzione», aveva detto l’allora presidente Ciriaco D’Alessio, «il perno ha fatto attrito, il problema è stato risolto».
Non ancora risolti, evidentemente, i problemi dei materiali. «Dipende dal tipo di acciaio», aveva profeticamente detto l’ingegner Baita in una intervista alla Nuova del 2 giugno 2012, «lo abbiamo risolto con una nuova lega».
Ma adesso i problemi emergono. La criticità era stata segnalata nella relazione finale della commissione tecnica il 18 novembre 2011. «È emersa la difficoltà di garantire la completa integrità del rivestimento superficiale degli elementi nichelati», si legge nel rapporto, «in particolare in corrispondenza delle filettature».
Un punto estremamente delicato, se nel progetto della Technital - i progettisti del Mose - viene descritto con dovizia di particolari anche il tipo di acciaio da impiegare nelle barre di ancoraggio. Anche su questo si appunta l’indagine interna avviata dal commissario Luigi Magistro. Si dovrà appurare se per costruire le cerniere siano stati impiegati i materiali indicati nel progetto.
Una necessità di chiarimento dei vari passaggi che hanno portato alla realizzazione delle parti del Mose. Percorso finito nel 2014 sotto la lente della magistratura e della Corte dei Conti. Che hanno accertato non soltanto una diffusa attività criminale e corruttiva che ruotava intorno alla grande opera. Ma anche sovrapprezzi ingiustificati - come quelli per i sassi delle dighe del Mose - e materiali spesso non conformi a quanto dichiarato. Le cerniere del Mose intanto sono sotto esame. Prima di essere messe in funzione dovrà essere risolto il problema della ruggine.
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