Le famiglie Dolfin e Morosini portano lo splendore veneziano

gli ultimi secoli
L’epoca d’oro di Villa del Conte, destinata a durare quattro secoli, è quella che coincide con il dominio della Serenissima, iniziato nel 1405 con la conquista del Padovano. Le ricche famiglie patrizie veneziane, in una fase in cui l’economia della Repubblica è messa in crisi dal fatto che il Mediterraneo orientale è diventato una zona calda, a seguito della guerra col Turco, colgono al volo l’opportunità offerta da quel territorio, dove a una campagna fertile si aggiunge l’invitante presenza dell’acqua. Certo, l’esistenza di una linea di risorgive fa sì che una parte dei terreni siano umidi pressoché in permanenza; ma proprio questo li rende meno costosi da acquistare, mentre poi si prestano a un investimento mirato su vere e proprie imprese legate all’acqua: mulini, magli per il ferro, folli da panni, pile da riso.
Quest’ultimo cereale, in particolare, bene si presta per una coltura particolarmente pregiata e redditizia, che avrà molta fortuna a Villa del Conte fino all’Ottocento. In aggiunta a questa specializzazione, il patriziato veneziano promuove cantieri che riguardano strade, canalizzazioni, ripartizioni agrarie, sfruttamento dell’energia idrica, utilizzo delle aree boschive.
Inoltre, fa edificare dimore signorili che abbelliscono il territorio fin dal primo Cinquecento: i primi ad arrivare sono i Dolfin e i Morosini. I Dolfin, oltre ad acquistare decine di campi, vengono in possesso di buona parte del centro abitato, inclusi i pochi esercizi pubblici presenti. Vi rimarranno anche dopo la caduta della Serenissima, fino al 1835, quando Leonardo Dolfin cederà tutte le proprietà di Villa del Conte all’emergente famiglia padovana dei Da Zara. I Morosini costruiscono nel 1509 una villa, e all’inizio del Seicento risultano già proprietari di oltre 500 campi; anche loro vi rimangono fino all’Ottocento, per poi vendere ai Calbo Grotta. Nella frazione di Abbazia Pisani, da segnalare il monumentale complesso edilizio fatto costruire nel Quattrocento dai padovani Capodilista, che diventerà poi sede della contea Capodilista-Soranzo fino al XIX secolo, quando gli Emo Capodilista cedono l’intera proprietà, che dal 1910 diventa cava di materiali da costruzione.
La stessa Abbazia Pisani, sul finire della seconda guerra mondiale, diventa teatro di una sanguinosa rappresaglia: il 29 aprile 1945, le truppe naziste in fuga effettuano un rastrellamento partendo da Sant’Anna Morosina e arrivando a San Martino di Lupari. In tutto 60 persone vengono trucidate. E proprio ad Abbazia Pisani, nell’aprile del 2000, viene inaugurato un monumento dedicato a tutte le vittime. —
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