Le farmacie comunali cambiano proprietà Pharmacoop vende

Il settore è redditizio, ma le coop hanno una nuova strategia Sindacati in allarme per i contratti e per la qualità dei servizi



Le farmacie comunali stanno per finire in vendita. Alleanza 3.0 (quella del gruppo Coop dei supermercati) e Coop Lombardia, socie di Pharmacoop, sono pronte a cedere la società titolare delle quote di maggioranza delle sei farmacie padovane e di quelle di altre cinque città del nord Italia.

chi compra

Ad acquisire le quote di Pharmacoop (titolare ad oggi del 75% delle quote delle Farmacie Comunali di Padova, mentre al Comune rimane un 25% condiviso in parte con Aps Holding) potrebbe essere Admenta Italia, la holding bolognese che fa capo al colosso farmaceutico statunitense Mckesson. Una multinazionale da 208 miliardi di dollari di fatturato nel 2018. In Italia Admenta è operatore attivo da tempo in questo settore (ha acquistato le farmacie comunali di Bologna nel 2000, poi quelle di Milano e così via) e conta oggi su circa 175 punti vendita, 1.200 dipendenti e un fatturato annuo da 550 milioni di euro.

perché vendere

La cessione decisa dalle Coop non si spiega con il fatto che il business sarebbe poco fruttifero ma con una scelta strategica legata ad altre considerazioni. Le sei farmacie comunali padovane fatturano circa 7,7 milioni, con un utile netto annuo di circa 400 mila euro. È un rendimento perfettamente in linea con il settore perché al netto delle imposte e dei centomila euro circa corrisposti annualmente al Comune.

trattativa avanzata

«La cessione di Pharmacoop», spiega Egidio Campari l’ad della galassia di società che controlla le farmacie comunali di Padova, Modena, Bergamo, Sassuolo e Desio (in totale 26), «è in fase avanzata di trattativa. Protagonista, insieme ad Alleanza 3. 0 e Coop Lombardia, è un operatore primario del settore, già attivo in passato in questo genere di operazioni. Ma ad oggi non è stato firmato alcun accordo vincolante, anche se le parti lavorano alla chiusura di un accordo già da circa sette mesi».

il no dei sindacati

L’operazione non piace ai sindacati, sul piede di guerra in tutto il nord Italia, perché metterebbe a rischio non solo le condizioni contrattuali di cui godono i dipendenti (circa 30 a Padova) ma pure la qualità del servizio. «La vicenda presenta per lo meno due elementi di forte criticità», spiega Marquidas Moccia, segretario della Filcams Cgil di Padova. «Da una parte assistiamo al rischio di una variazione del contratto dei lavoratori, finora garantiti da un Ccnl più ricco economicamente e più tutelante nei diritti. Dall’altra assistiamo al rischio di una modifica profonda della qualità del servizio offerto da farmacie che sono sempre state anche un importante presidio sanitario di quartiere. Con il nuovo passaggio di proprietà temiamo di dovere assistere a uno sdoganamento delle logiche più commerciali, sottraendo al territorio un servizio prezioso». In attesa di un incontro con il sindaco, chiesto nei giorni scorsi dal sindacato, i dipendenti si riuniranno in assemblea martedì per confrontarsi sullo stato dei fatti. —

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