Le mani del chirurgo guidate dalla Tac in sala operatoria

A Camposampiero opera un’equipe ortopedico-radiologica in grado di fare miracoli nello spazio di pochi millimetri
Di Giusy Andreoli

CAMPOSAMPIERO. Ortopedico e radiologo assieme in sala operatoria guidati in combinata dalla Tac e dalla radioscopia. È la nuova metodica, unica nel Veneto e praticata solo all’ospedale di Camposampiero, per ottenere la massima precisione in interventi difficili quando sono ammesse solo tolleranze di millimetri perché si opera in aree critiche, vicino a organi nobili come il midollo, le radici nervose e i vasi arteriosi.

Il nuovo metodo è reso possibile grazie a una strumentazione all’avanguardia, la Fluoro-Tc donata da Silvana Gesuato su disposizione testamentaria del fratello Martino Gesuato, medico di Borgoricco.

«Mentre prima interventi come inserire una sonda per bruciare un tumore, un catetere per drenare un ascesso o un ago con meccanismo tranciante per prelevare un pezzo di una lesione e analizzarla erano appannaggio esclusivo degli ortopedici e si procedeva con il solo supporto radiografico», spiega il primario di radiologia Ernesto Bissoli, «la novità è farli sotto guida della Tac. Perché la tac vede tutto quello che c’è nel corpo del paziente, mentre la radioscopia in sala operatoria vede solo l’osso, ma quello che c’è attorno si deve conoscere, si deve avere una tridimensionalità dell’anatomia umana». Con questo strumento si riesce quindi ad arrivare dove fino a poco tempo fa intervenivano solo gli specialisti di settore, guidati dai raggi e in base all’esperienza di anni di lavoro. «Ad esempio, se bisogna inserire una vite in un punto particolarmente stretto o vicino alle radici nervose oppure al midollo, con la guida della Tac si calcola in modo millimetrico la direzione», aggiunge Bissoli, «indubbiamente è fondamentale l’apporto dell’anestesista perché il paziente deve mantenere l’immobilità».

La collaborazione con il vicedirettore di ortopedia Sabino Fiume e il primario di anestesia Ernesto Pizzirani sta dando grandi risultati. Per il paziente significa essere sottoposto a interventi di minore invasività e con maggiore sicurezza, con tempi più rapidi di recupero rispetto agli interventi tradizionali. Lo staff ha realizzato con successo i primi 4 interventi posizionando viti su vertebre e bacino di pazienti altrimenti costretti a interventi gravosi e debilitanti. «Recentemente siamo intervenuti anche su una signora di 82 anni che, per una caduta, si era rotta la vertebra C2 alla base del cranio», afferma Fiume. «Con le nostre attrezzature siamo riusciti a saldare la vertebra fratturata entrando dalla bocca con semplice ago-cannula metallico, operando con precisione e con invasività pressoché assente».

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