Le sorprese dello Zairo sotto l’Isola Memmia: era il teatro più grande dell'Italia antica

Presentati i risultati degli scavi: il materiale lapideo proviene dai Colli, eccezionale la sua capacita di compattezza per sopportare pesi elevati 

ARCHEOLOGIA

Ieri sera una sala Paladin gremita ha appreso, in un silenzio riverente, le straordinarie scoperte degli scavi intono a Prato della Valle, alla ricerca del Teatro Zairo: “Lo Zairo 2017. I nuovi dati” raccontano di una Padova romana che poteva competere addirittura con Roma e che per alcuni aspetti d’ingegneria civile fa mangiare la polvere alle più avveniristiche costruzioni contemporanee. Iniziamo dalla planimetria.

Un teatro enorme

Uno dei dati più importanti», spiega Jacopo Bonetto, prof al Dipartimento dei Beni culturali di Padova, «riguarda le dimensioni dell’edificio: probabilmente toccava un diametro di 115 metri, un teatro così grande esisteva solo a Roma, non c’era nell’Italia antica. Non a caso Padova era la città più ricca dopo la capitale e dunque questa scoperta ne conferma la sua grandezza monumentale».

In altre parole sotto Prato della Valle, ad una profondità di 3 metri e mezzo, c’è ancora un’opera cementizia per 6-7 mila metri quadrati, ovvero 18 mila metri cubi di calcestruzzo. Gli scavi hanno poi approfondito lo studio della materia costitutiva. Tecnicismi che profumano di scoperte segrete, che fanno entusiasmare gli esperti, ma che arrivano anche ad accendere l’appassionato e orgoglioso padovano.

«Le perforazioni», continua il prof, «già alla prima analisi ci dicono che il materiale lapideo proviene dai Colli Euganei e dai Colli Berici ed emerge un dato straordinario: abbiamo rilevato due composti – l’aragonite e il tobermorite – che formano un legante idraulico che, a differenza dei leganti aerei, diventa impermeabile e si indurisce sotto l’acqua, acquisendo compattezza eccezionale. Questi additivi hanno trasformato un legante volgare in un legante tenace, sconosciuto alle fonti antiche, proveniente dalla terra dei Colli, che grazie ad una reazione chimica, se aggiunto alle malte, ha una straordinaria tenuta meccanica».

Tenuta straordinaria

Tanto straordinaria da reggere compressioni fino a 119 mega Pascal, quando le costruzioni più recenti sostengono al massimo 40-50 mega Pascal. Per l’esattezza il super additivo padovano reggeva 130 mega Pascal: una potenzialità costruttiva che ha cambiato e trasformato il volto della città.

«Molto dobbiamo agli studi del professore Matteo Volpin e di Michele Secco che hanno identificato questi composti», continua Bonetto. «Parliamo di materiali che fino ad oggi si pensava fossero solo intorno a Napoli e alle colline romane, mentre proprio qui, nella Cisalpina, esisteva un bacino inedito di materiale idraulicizzante».

Un brillio negli occhi, tra gli esperti del pool che ha reso possibile tutto questo – Comune, Sovrintendenza e Università – è innegabile. Grazie anche al Centro interdipartimentale studi liviani, si è giunti anche ad un importante risultato cronologico.

Tre pezzetti di legno

Carotaggi e prelievi hanno posto la lente d’ingrandimento su tre pezzetti di legno, ebbene «questi frammenti ci dicono che per il 95% delle probabilità l’albero dal quale provengono era morto tra il 40 a. C e il 130 d.C. e la morte dell’albero da cui è stato ricavato il legno per le fondazioni si aggira tra il 5 a.C e l’80 d.C. Stiamo cioè restringendo il reale momento di costruzione di un edificio ancora sconosciuto».

Quale futuro dopo tante scoperte? «Il futuro è fatto di desideri e speranze», rivela Elena Pettenò, della Soprintendenza. «Per noi sono due gli elementi vincenti: la tutela e la divulgazione. Parliamo di un patrimonio di tutti: sentito, amato, partecipato. Durante gli scavi sono venuti turisti, padovani, studenti di ogni ordine e grado, gli universitari si sono buttati a capofitto a lavorare. Dunque ora vogliamo studiare i due ponti romani: San Lorenzo e Altinate e speriamo il 2019 sia fortunato come lo sono stati gli ultimi due». La presentazione di ieri è stata riassunta in un video rintracciabile sul canale You tube dei Beni culturali. –


 

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