Lega, Stiffoni comprò i diamanti con Belsito e Rosy Mauro

«Seicentomila euro spartiti tra Belsito, Stiffoni e Rosy Mauro». Loro smentiscono, la Guardia di Finanza in via Bellerio

ROMA. I fondi della Lega Nord usati per acquistare oro e diamanti per 600mila euro. La procura della Repubblica di Milano avrebbe anche individuato i protagonisti del «business»: Rosy Mauro, Piergiorgio Stiffoni e l’immancabile ex tesoriere Francesco Belsito. Secondo quanto accertato, Belsito avrebbe utilizzato 600 mila euro prelevati nel 2011 dai conti correnti della Lega Nord di Banca Aletti e della Popolare di Novara, quindi li avrebbe investiti nei preziosi. Infine vi sarebbe stata la spartizione: Belsito avrebbe preso tutti i lingotti d’oro, mentre i diamanti sarebbero stati distribuiti anche a Rosy Mauro e a Stiffoni per un importo di 100mila euro a testa. Indagini quindi che avanzano e che producono una nuova clamorosa svolta, anche se il condizionale è d’obbligo non essendoci conferme ufficiali alle indiscrezioni uscite dalla procura.

E ieri la guardia di finanza si è presentata nuovamente nella sede della Lega Nord a Milano per acquisire altri documenti. Secondo quanto sostiene in una nota il Carroccio, si è trattato di una «visita» concordata, dopo che il triumvirato che ha sostituito Bossi aveva fornito la massima disponibilità ai magistrati per il prosieguo delle indagini. In quel momento era in corso una riunione tra Maroni e Calderoli, appena rientrati da Milano per il caso-Rizzi, ma stavolta tutto si è svolto senza intoppi e polemiche. Ora la Finanza è a caccia dei preziosi acquistati con i soldi pubblici incassati dalla Lega (come rimborsi elettorali o dai simpatizzanti). Rosy Mauro e Stiffoni (che tra l’altro con Castelli era tra i revisori della Lega), smentiscono e minacciano querele. «Smentisco categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega – dice Rosy Mauro – e mi vedo costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia rispettabilità, onestà e onorabilità». Anche Stiffoni si dice estraneo alla vicenda: «Di quello che faceva Belsito con i soldi del movimento non ho mai saputo niente, anche perché a me e al senatore Castelli è sempre stato impedito. Dalla Lega Nord non ho mai avuto soldi, anzi li ho sempre dati come erogazione liberale. Assieme al mio avvocato andrò dai giudici di Milano per chiarire una volta per tutte la mia posizione di assoluta estraneità a qualsiasi movimentazione di denaro della Lega Nord». Nessuna dichiarazione invece da Belsito, che intanto ha presentato una denuncia per minacce e atti persecutori che si ripeterebbero sotto la sua abitazione di Genova. Ma le brutte notizie per la Lega arrivano anche dalla Corte dei Conti lombarda che ha aperto un’indagine ipotizzando un danno erariale partendo dall’ipotesi di truffa ai danni dello Stato contestata dalla procura di Milano. Per questo vi è stato un incontro tra le due procure. E anche in Emilia Romagna i magistrati della Corte dei conti stanno per aprire un’indagine.

La replica di Stiffoni: "Non è vero, vado dal giudice". «Io avrei acquistato diamanti con i soldi della Lega? Non è vero. È un’accusa che mi fa ridere e incazzare. Ora basta, mi sono rotto, non voglio finire nel tritacarne, non mi ci faranno finire: andrò a parlare con i giudici e spiegherò la mia verità». Arriva il lancio di agenzia in serata e lui, il senatore Piergiorgio Stiffoni, uno dei falchi bossiani della Marca trevigiana, vicinissimo al segretario regionale della Lega veneta Gobbo, perde la sua proverbiale pazienza, da incassatore nato. Della «faccenda» dei diamanti, degli investimenti in Tanziania, non vuole saperne: giorni fa era già finito sotto «processo» a Treviso, da parte dell’ala maroniana vincente al congresso provinciale della Lega, che gli chiedeva spiegazioni su quella che Stiffoni definisce «una montatura».

Ma quella era una guerra di partito, intestina: ora invece si tratta di fare i conti con gli accertamenti di investigatori e inquirenti, che ieri lo hanno tirato in ballo insieme a Mauro e Belsito. «E fanno male – replica Stiffoni – perché il sottoscritto ha sempre lavorato pulito nel partito, soprattutto per quanto riguarda la mia figura di responsabile amministrativo della Lega insieme a Castelli». Stiffoni è un fiume in piena, un fiume di rabbia: «Ha ragione il mio avvocato, D’Antuoni, che già da giorni mi consigliava di andare direttamente dai giudici per spiegare la mia verità. Sì, ci andrò subito e porterò con me tutte le carte. E forse ho più carte dei magistrati, sulla faccenda dei fondi in Tanzania e tutto il resto. Ripeto: non voglio finire nel tritacarne».

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