L’esotico-urbano piace sull’argine un altro chiosco
Il Mekong di Voltabarozzo riaperto dopo una gara d’appalto andata per le lunghe Al Bassanello lavori in corso per il nuovo Pier88, progettato non solo per i runner

All’aperto, rigorosamente. Meglio se tra gli alberi o con vista su un fiume. D’obbligo il richiamo vacanziero: un’amaca, un po’ di sabbia a evocare spiagge irraggiungibili, la musica, non per forza despacito. In principio - dieci anni fa - fu il Chiosco di via Ariosto, a far riscoprire un angolo magico di città nascosto tra gli alberi. Oggi il locale-ristorante è uno dei ritrovi serali più frequentati dai padovani: per cenare nei fine settimana bisogna prenotare con largo anticipo e per parcheggiare bisogna rassegnarsi a infrangere il codice della strada in via Gattamelata. Ma l’esotico urbano tira, per un sacco di motivi e con target variamente assortiti. Lo sanno bene al Chiosco Mekong di Voltabarozzo: nove anni di attività alle spalle, tre concessioni triennali prima di quella tribolatissma appena strappata alla concorrenza di ventidue avversari. Incarico per sei anni, stavolta, 22 mila euro di canone (ogni 12 mesi) da versare al Comune in cambio della gestione del baretto con vista sulle chiuse e della spiaggia che spiaggia non è, trattandosi di un prato attrezzato con docce, in riva al fiume. Solo che l’erba va sfalciata ogni settimana fino al ponte. E che il fiume, alle chiuse, è una discarica di alghe, plastiche varie e rifiuti, tra i quali si aggirano un cigno e una famiglia di anatroccoli. «Di solito in primavera il Genio civile fa pulire tutto», dice Silvio Pavan, titolare della concessione. «Quest’anno sono venuti per un sopralluogo e non sono tornati. È un peccato, la vista è orribile, l’acqua è lurida, i clienti mugugnano».
Il baretto ha riaperto appena dieci giorni fa.
«L’appalto è andato per le lunghe», racconta Pavan. «E sono cambiate le regole: prima bisognava avere un progetto, Bitonci invece ha imposto solo un’offerta economica. Lo volevano in tanti e io che ci ho investito fin dall’inizio rischiavo di perdere tutto. Ho dovuto alzare l’offerta del canone. Speriamo che reinvestano quei soldi per sistemare l’area e comprare un po’ di arredo urbano». Di giorno è soprattutto il popolo dei runner a far fare affari al chiosco. Di sera i tavolini diventano luogo di incontro fra gente atletica e pigristi, scarpe slacciate e infradito. Uno spritz a sancire la pace. Funziona così bene che un altro chiosco, con ambizioni tutt’altro che nascoste, sta per aprire due chilometri e mezzo più a ovest, al Bassanello, nel piazzale che congiunge il ponte sul Bacchiglione al lungargine Scaricatore, con accesso da viale Cavallotti.
Si chiamerà Pier88
(con richiamo ai pontili attrezzati inglesi o americani), sarà un container bar con plateatico con bagno per tutti e punto gratuito di manutenzione delle biciclette. Il chiosco al momento è nascosto all’interno di un container che ha un impatto notevole sull’argine. Ma l’aspetto finale sarà ben diverso, a giudicare dalle simulazioni grafiche diffuse ieri dalla proprietà. «Sarà una struttura temporanea, totalmente amovibile, installata su un’area demaniale ottenuta in concessione per dieci anni attraverso un bando di gara». Le pratiche sono andate un po’ per le lunghe - ecco spiegato il ritardo nel montaggio, con l’estate ormai nel vivo - e l’inaugurazione è prevista non prima di un paio di mesi. «Anima del progetto sono la riqualificazione dell’area, la mobilità e l’ecosostenibilità, in chiave di riuso», spiegano i progettisti. «Per la struttura si useranno vecchi container dismessi che invece di finire in discarica saranno riadattati per una seconda vita. All’interno del container ridipinto di verde è stato accostato il legno, utilizzato per gli interni del chiosco, nel patio e nelle palizzate del dehors, in richiamo all’ambiente circostante. Un continuo rimando tra il contesto urbano e quello fluviale che così si confrontano senza contrasti, in un luogo non snaturato». Il Pier88 promette di organizzare eventi per promuovere prodotti del territorio, realtà, personalità, artisti, associazioni locali e di avere, insomma, una funzione sociale. Così anche i menù daranno ampio spazio alla gastronomia locale, km 0, con offerte pensate per le esigenze dei frequentatori dell’argine. Che sono e saranno ancora soprattutto gli sportivi.
Cristiano Cadoni
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