L’ex caserma ridotta a tempio del degrado

PADOVA. Il Tricolore non sventola più nella caserma Cimmarrusti di via Brigata Padova. Il colosso che fino a tre anni fa ospitava la Legione Carabinieri Veneto ora è l’ennesimo edificio abbandonato in una città che non ha più un’idea di spazi da recuperare. Il palazzo di sette piani che ne 2001 ospitò un vertice nazionale con Francesco Gratteri per far fronte alle rapine in villa, ora è diventato un dormitorio per clandestini e senzatetto. Nonostante le dimensioni si era mimetizzato per tre anni tra i palazzoni ex Inpdap del quartiere Palestro.
La sua nuova (non) vita si è scoperta lunedì sera, quando in quello che era l’ufficio del generale è stato trovato il corpo senza vita di Idi Oussama, tunisino di 27 anni soffocato dal monossido di carbonio. Insieme a un connazionale voleva difendersi dal freddo. Ha acceso il fuoco vicino al giaciglio ma le emissioni del braciere l’hanno lentamente ma inesorabilmente ucciso. Il connazionale è stato salvato dal telefonino del compagno di sventura, in cui continuavano ad arrivare telefonate senza però alcuna risposta.
Dunque lunedì sera per la prima volta è emerso in tutta la sua grandezza il problema di questo mastodontico stabile abbandonato a ridosso del centro cittadino. Se qualcuno non prende le redini della situazione la strada tracciata è quella dell’ex seminario di Tencarola.
Al cortile della caserma intitolata al carabiniere insignito della Medaglia d’oro al valor militare si accede grazie a una sbarra tolta nella recinzione, più o meno in corrispondenza dei giardinetti dove i residenti di via Brigata Padova e via Tirana portano a spasso i cani.
La porta del corpo di guardia è stata scassinata e all’interno c’è ancora la scrivania spoglia con la sedia girevole. L’accesso vero e proprio al corpo centrale della caserma si trova dove un tempo c’era il bar della caserma. La porta è stata sventrata, il bancone è vuoto e impolverato, ai muri ci sono ancora le vecchie insegne Algida con i gelati ora fuori produzione. Da lì si accede all’aula magna e poi alla tromba delle scale che riporta al corpo centrale dell’edificio.
Salendo ai piani si accede alle camerate dei militari e poi su fino agli alloggi degli ufficiali. Tra queste mura hanno abitato generali, colonnelli, maggiori e capitani. Gli spazi ampi sono stati pensati per un tempo in cui le forze dell’ordine ancora assumevano senza badare a spese, un tempo in cui le risorse all’Arma venivano date a pioggia. Ci sono decine e decine di uffici, bagni, aule comuni. È talmente grande che ci si perde, se non fosse per gli enormi finestroni che consentono di vedere dall’alto il quartiere e quindi anche di orientarsi.
In alcune stanze è evidente che qualcuno è passato. Lattine, bottiglie vuote e sacchetti sono i rimasugli di vite all’addiaccio, di persone in cerca di una sistemazione. Il filo spinato non è più in grado di proteggere la caserma dall’esterno, le telecamere di videosorveglianza non riprendono più nulla. Il nome della caserma “Cimmarrusti” è stato tolto dalla facciata quando i carabinieri hanno traslocato ma le lettere sono rimaste “tatuate” e questo rende lo sfregio ancora più doloroso.
Ora l’ex caserma rientra nelle disponibilità del Demanio, quindi potenzialmente potrebbe anche servire a ospitare i profughi. Uno dei motivi per cui è stata sgomberata è anche la presenza di lastre di amianto. Alla carraia centrale hanno affisso un cartello con gli estremi della bonifica. Sta lì dal 2014.
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