Limena-Las Vegas, dove si gioca h24

Il comune della provincia di Padova dove si gioca di perché c’è la sala di Lottomatica e le macchinette non si fermano mai
Nella mecca del gioco non arriva il sole, neanche alle dieci del mattino. La luce neutra – ma sarebbe meglio dire il buio appena attenuato dai led – confonde le ore, che infatti per i giocatori passano senza alcun mutamento delle condizioni ambientali. Nella sala Las Vegas, zona industriale di Limena, c’è sempre qualcuno che gioca. Sempre. Aperta 24 ore al giorno, tutto l’anno, offre ai giocatori occasionali, ma soprattutto ai giocatori incalliti e ammalati, un approdo “sicuro”. I contatori girano, i fatturati volano – niente nero, tutto è monitorato in tempo reale - e se Limena è al 22° posto nazionale tra i comuni in cui si gioca di più, il “merito” è tutto di questa sala che ha più di cento macchinette mangia soldi, dalle più cattive, in grado di svuotarti il portafogli in poche mosse, a quelle che ti chiedono 10 centesimi alla volta e ti garantiscono mezza giornata di svago alla modica cifra di venti euro.


Il diavolo, volendo trovargli un nome, si chiama Lottomatica. Ecco chi c’è dietro la sala Las Vegas. L’operatore ha due sale in provincia, oltre a questa c’è quella di Mestrino. Poi ci sono le sale Admiral, a Rubano e a Padova, in via Venezia. Quindi ci sono quelle gestite da stranieri, in prevalenza cinesi «dove non si sa quanto giochi e dove finiscono i soldi», ti dicono sottovoce, con il chiaro intento di marcare la differenza, che è soprattutto una questione di professionalità. Nella sala lottery di Limena lavorano una decina di persone. Tutti uomini, diversi padri di famiglia, gente a posto, con un’esperienza di anni e con una formazione che prevede grande attenzione nella gestione della ludopatia. Gli addetti di sala sono allenati a riconoscere chi esagera e sanno quando è il momento di fermarlo. Ma sanno riconoscere anche chi ha capacità di spesa e possono assecondarlo. Hanno contatti con l’Usl, segnalano i casi problematici, anche se ammettono di vederne pochi. La porta è aperta ventiquattro ore al giorno, più che altro per una questione di sicurezza. Chiudere la sala, vorrebbe dire vigilarla, trasportare altrove gli incassi, esporsi ai ladri. L’apertura continua, con vigilanza presente dal pomeriggio in poi, garantisce maggiori tutele. Tutto è videosorvegliato e collegato alla stazione dei carabinieri, un servizio aggiuntivo di vigilanza transita di frequente e – a detta dei gestori – l’intera zona industriale ne ha guadagnato in sicurezza, perché l’area è frequentata, sorvegliata, battuta a tutte le ore ed è più difficile introdursi in un capannone o scassinare un’officina.


La clientela è esattamente quella che ti aspetti. C’è un giro di padovani - intendendo come tali anche i limenesi, comunque una piccola quota - in cerca di qualche ora di svago. Arrivano, spendono poche decine di euro e vanno via. Spesso sono coppie, lei mette un freno a lui o viceversa, anche se meno spesso. Poi ci sono i giocatori veri, quelli che fanno tappa a Limena perché sono diretti ai casinò in Slovenia, e però la carta di credito nel portafogli non sanno tenerla per troppe ore, quindi si fermano, giocano anche 500 euro e ripartono. Oppure non vanno più avanti e l’intero budget – anche tremila euro – se lo giocano in una sera intera qui dentro. Possono permetterselo, nessuno glielo impedisce. E quando chiedi se sia peggio una sala così o la slot piazzata a tradimento nella tabaccheria dietro casa, qui dentro non hanno dubbi: meglio la sala giochi, perché qui vieni dopo aver deciso di giocare, per libera scelta e consapevolmente. Vietare il gioco? Impossibile, ti sentirai rispondere da tutti. «Il gioco è nella natura umana. E allora se non puoi vietarlo, tanto vale giocare nel migliore dei modi e con tutta l’assistenza necessaria per farlo al meglio».


Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova