L’imprenditore che non ebbe l’ambizione di farsi banchiere

di STEFANO VIETINA* Con Dino Marchiorello scompare un imprenditore che seppe sempre resistere alla tentazione di farsi banchiere. E pur essendo stato per tanti anni presidente della Banca Antoniana,...
Di Stefano Vietina*

di STEFANO VIETINA*

Con Dino Marchiorello scompare un imprenditore che seppe sempre resistere alla tentazione di farsi banchiere. E pur essendo stato per tanti anni presidente della Banca Antoniana, prima, e della Banca Antoniana-Popolare Veneta, poi, non manifestò mai l’ambizione di condurre lui la banca, ma seppe appoggiarsi ad un vero direttore generale come Silvano Pontello.

La sintonia fra i due fu di sostanza e non di facciata, fondata su una consistente stima personale e professionale e messa costantemente alla prova da una non comune capacità di parlarsi quotidianamente e sempre con grande rispetto e schiettezza. Chi scrive ne è stato testimone diretto, avendo lavorato con entrambi gestendo la comunicazione di Antonveneta, e condividendo quindi riunioni, pranzi di lavoro, viaggi ed anche vari momenti privati. Il Dino Marchiorello imprenditore, del resto, era ben conosciuto e apprezzato, non per caso era stato presidente prima degli Industriali di Padova e poi di quelli del Veneto; su di lui Silvano Pontello sapeva quindi di poter contare per creare alla sua banca quel consenso nel mondo imprenditoriale che riteneva fondamentale per lo sviluppo. Ed infatti nel 1996, non appena ebbero le forze necessarie, proprio grazie alla fusione della loro Antoniana con la Popolare Veneta guidata da Giorgio De Benedetti e Antonio Ceola, la prima operazione la misero a segno comprando Interbanca, la merchant bank da porre al servizio degli imprenditori del Nordest.

Insieme acquisirono, dopo una serie di banche in Puglia, Calabria e Sicilia, anche la Banca Nazionale dell’Agricoltura, facendo quel salto dimensionale ritenuto indispensabile: dai 50 sportelli dell’Antoniana del 1990 ai 1.019 della Antonveneta del 2002, anno della scomparsa di Pontello e della successiva quotazione in Borsa con contestuale trasformazione in Spa. Dino Marchiorello condivise con Silvano Pontello non solo il grande sviluppo della banca, ma anche altri progetti a cui entrambi tenevano e che poterono sostenere proprio grazie alla Antonveneta che insieme guidavano: fra i tanti la Salus Pueri e poi la Fondazione per la ricerca biomedica avanzata del professor Francesco Pagano, di cui Marchiorello fu presidente. A succedere a Dino Marchiorello alla presidenza di Antonveneta fu proprio Pontello e Marchiorello seppe affrontare con serenità anche quel momento che lo allontanava dal vertice della sua banca, che sapeva di lasciare in mani sicure. Quando, poco dopo quel passaggio di consegne, Pontello mancò prematuramente, Marchiorello lo ricordò così: «Quanti viaggi che abbiamo fatto insieme, in Italia e all’estero. Quanti chilometri in macchina, parlando di tutto, confrontando le nostre idee, facendo progetti per il futuro. Sì, quelli trascorsi al suo fianco sono stati veramente, dal punto di vista della soddisfazione personale, gli anni più belli della mia vita». Un omaggio, un riconoscimento all’amicizia e alla competenza un segno della signorilità del cavaler Marchiorello, imprenditore che non ebbe l’ambizione di farsi banchiere, ma seppe fare squadra per dar vita ad una banca che sentiva profondamente sua.

*ex responsabile

comunicazione Antonveneta

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