L’Italia aumenti i fondi contro le epidemie di Aids, tbc e malaria
PADOVA. Aids, Tbc e malaria: più soldi dai Governi per raggiungere l’obiettivo di porre fine alle tre epidemie entro il 2030. È quanto chiede il Fondo Globale in vista della conferenza per il rifinanziamento che sarà ospitata in Francia in ottobre. Per l’Italia a farsi portavoce della richiesta di incrementare il finanziamento è Laura Zagrebelsky che del Fondo è donor relations specialist. È il suo mestiere, insomma. Ma c’è di più. C’è la consapevolezza che l’Italia ha sempre fatto la sua parte, indistintamente dai governi che si sono succeduti, tanto da confermarsi dal 2002 a oggi il nono maggior donatore a livello mondiale.
Ci spiega cos’è e come lavora il Fondo Globale?
«Si tratta di una organizzazione creata a partire dal G7 di Genova del 2001 con l’obiettivo di accelerare la fine delle epidemie di Aids, tubercolosi e malaria. È un partenariato fra governi, società civile, settore privato, persone colpite da queste malattie. Ogni anno investiamo quasi 4 miliardi di dollari per sostenere programmi gestiti da esperti locali in oltre cento paesi».
Perché si punta a queste tre malattie?
«Si tratta dei tre killer che uccidono di più al mondo. Quello di porre fine a queste epidemie è uno degli obiettivi di Sviluppo sostenibile, poi bisogna tener conto che il Fondo è nato quando dell’Aids non si vedeva la fine».
Com’è attualmente la situazione per quanto riguarda l’Aids?
«Purtroppo si sta registrando un nuovo trend di crescita, soprattutto nelle donne e negli adolescenti. Una circostanza che in parte è dovuta a un calo di attenzione: migliorando la situazione negli anni passati è diminuita la percezione del rischio. Il successo della lotta ha reso meno evidente il problema e molti Paesi hanno abbassato la guardia».
Anche la tubercolosi rappresenta una minaccia così forte?
«La Tbc incide più dell’Aids, è un problema molto grave per la sicurezza sanitaria. In particolare per la forma resistente ai farmaci. Solo il 60% di chi si ammala di questa forma ha la possibilità di salvarsi se sottoposta a trattamento terapeutico. Il problema è che ci sono pochi investimenti in nuovi trattamenti più efficaci. Non è avvertita come priorità. Eppure è una malattia molto presente anche in Europa, in particolare nell’Est».
Qual è per un governo nazionale il vantaggio di finanziare il Fondo Globale?
«Un’azione coordinata riesce a imprimere più forza. Un esempio: il Fondo Globale è il più grande compratore al mondo di farmaci. Questo ci consente di avere un potere contrattuale con le case farmaceutiche che nessun governo da solo può avere. Facciamo quindi da tramite tra i fornitori di medicinali e gli Stati, con un risparmio straordinario. Siamo passato da un costo di 10 mila dollari per il trattamento di un anno per l’Hiv a 72 dollari. È un effetto straordinario».
Rispetto alle tre malattie, quali risultati si sono ottenuti?
«I numeri sono importanti: 27 milioni di vite salvate dal 2002; nel solo 2017 17,5 milioni di persone sottoposte a terapia Arv contro l’Hiv, 5 milioni di persone sottoposte a test e cure anti-tubercolosi e 197 milioni di zanzariere distribuite per proteggere i bambini dalla malaria».
Finora il ruolo dell’Itala è stato importante.
«Il governo italiano è rappresentato nel Consiglio del Fondo e ha contribuito a definire le politiche più importanti, come investire nei contesti fragili, costruire sistemi sanitari sostenibili, affrontare le minacce alla sicurezza sanitaria e promuovere la parità di genere. Il ruolo dell’Italia è da sempre importante ed è una cosa di cui gli italiani devono essere orgogliosi».
Oggi chiedete di più al governo italiano. Quale il vostro appello?
«Nel 2016 l’Italia ha riconosciuto un finanziamento di 140 milioni di euro, con un incremento del 40% rispetto al finanziamento precedente. Uno sforzo importante. Oggi chiediamo un ulteriore incremento del 15%: è quanto necessario per incidere nel trend delle tre malattie perché ci stiamo allontanando dall’obiettivo. Serve un colpo di reni, da qui il motto “Step up the fight”, intensifichiamo la battaglia. Per il prossimo triennio puntiamo a un fondo complessivo di 14 miliardi di dollari. Sull’impegno dell’Italia siamo più che fiduciosi. I rapporti con l’attuale governo sono assolutamente positivi». —
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