Lite in Fiera per una testa di cinghiale

Una commerciante denuncia un collega: «È mio, lo riconosco dai denti». La procura sequestra il trofeo

Una gigante testa di cinghiale imbalsamata è finita tra i “corpi di reato” sotto sequestro. Un reperto decisamente particolare che intimidisce solo a guardarlo. Fatale lo sguardo e anche il sorriso di quell’animale immortalato (è il caso di dirlo) con la particolare pratica già nota agli egiziani, quella dell’imbalsamazione, che ha cristallizzato occhi, bocca e forse fisionomia. Al punto da essere stato riconosciuto da una commerciante che pretende l’originale proprietà di quella testa. ora al centro di un contenzioso penale. È un sequestro molto particolare quello deciso qualche giorno fa dal pubblico ministero padovano Roberto Piccione che ha aperto un’inchiesta per il reato di ricettazione in seguito alla denuncia presentata dalla signora toscana nella stazione principale dei carabinieri in via Rismondo.

Quel "mostro imbalsamato" era appeso allo stand di gastronomia e alimenti, specializzato nella vendita di carni e salami dell'animale selvatico che popola pure i Colli Euganei. Stand di cui è titolare un commerciante piemontese quarantenne presente alla Fiera campionaria di Padova in programma dal 16 al 24 maggio scorsi. Presente come la signora, anche lei titolare di uno stand che vende gli stessi prodotti. La donna ha raccontato di essersi accorta casualmente di quella testa «piuttosto familiare». «Stavo andando in bagno, ho alzato gli occhi, l'ho visto...» ha spiegato nel proporre la querela ai carabinieri della stazione padovana a proposito del “volto” inconfondibile del cinghiale, «Quel volto... quel sorriso e quei denti... E poi gli occhi... Mi erano familiari. L’ho riconosciuto: era il mio cinghiale» ha insistito. «Quella testa mi era stata rubata nel 2005 durante una fiera, ecco la querela dell'epoca».

Appena la donna aveva visto la testa imbalsamata del cinghiale, era corsa dal titolare dello stand che aveva esposto il trofeo. Per rivendicarlo, precisando che dieci anni prima era stata vittima di un furto. Ma l’uomo non aveva voluto sentire ragioni, difendendo la testa del cinghiale come propria. Di più. Aveva negato che il sorriso dell’animale potesse essere «familiare» alla donna perché lui stesso aveva provveduto a far sostituire i denti. «Quella testa è mia» si era difeso il commerciante. Nel frattempo, di fronte alla denuncia, alla procura non è rimasto che sequestrare il trofeo che il pm ha provveduto a sottoporre a sequestro probatorio visto c he è stata consegnata dalla signora la vecchia querela per furto. Alla magistratura, l’ultima parola. E chissà che lo sguardo del cinghiale non inganni. (cri.gen.)

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