Litta, quattro casi di sospetto peculato
PADOVA. Due casi accertati di peculato, altri due sotto esame di fronte a un’interpretazione ancora non chiara di norme e documentazione amministrativa. Va verso il traguardo finale l’inchiesta del pm Silvia Golin di cui è protagonista Pietro Litta, professore associato dell’Università e responsabile dell’Unità di Chirurgia pelvica mini-invasiva della Clinica di Ginecologia e ostetricia dell’Azienda ospedaliera, indagato per peculato dopo le rivelazione della trasmissione “Petrolio” a metà dello scorso gennaio.
Dal piccolo schermo alla procura: è stato un servizio della trasmissione Rai a provocare l’indagine sul suo operato in regime extramoenia, l’attività sanitaria svolta in libera professione in un centro privato convenzionato. La libera professione intramuraria riguarda le visite mediche svolte al di fuori del normale orario di lavoro da parte di un professionista dipendente dell’ospedale con l’utilizzo delle strutture dell’ospedale (o di una struttura convenzionata come nel caso di Litta, la Clinica Città Giardino risultata estranea a ogni contestazione) a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.
Ma una percentuale di quella tariffa spetta all’ente sanitario pubblico (l’Azienda ospedaliera). Per quanto riguarda i due casi accertati, lo specialista avrebbe incassato i soldi “in nero” provvedendo a far cancellare la prenotazione come se la visita non fosse mai avvenuta secondo quanto documentato dal servizio televisivo realizzato da una giornalista, finta paziente. Il servizio realizzato con una telecamera nascosta documenta che il professor Litta avrebbe incassato “in nero” 250 euro dalla cronista Francesca Biagiotti per la visita in libera professione. Sarebbe così stato evitato (come è d’obbligo) il pagamento attraverso i canali dell’amministrazione ospedaliera.
Da qui l’accusa di peculato che si verifica quando un pubblico ufficiale (il medico) si appropria di soldi altrui (una Pubblica amministrazione). Tutte le altre pazienti che sono state interrogate dagli investigatori hanno difeso il medico a spada tratta, manifestando preoccupazione per il timore di perdere un insostituibile punto di riferimento quale si è rivelato lo specialista. Altri due casi potrebbero andare ad aggiungersi, portando a quattro le contestazioni, ma sono in corso ancora verifiche. Ovviamente sono state scelte a campione un buon numero di pazienti visitate dal medico nei mesi precedenti la trasmissione del servizio-denuncia. Il professor Litta ha sempre respinto ogni accusa e qualsiasi forma di scorrettezza. A fine gennaio erano state perquisite sia l’abitazione di famiglia a Venezia (Cannaregio) sia un appartamento all’Arcella.
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