Lo chef degli astronauti collabora con l’Università di Padova

MONSELICE. Lo chef degli astronauti ora collabora anche con l’università di Padova in un progetto di eccellenza per la conservazione di cibi tramite la Co2. Stefano Polato, storico chef del ristorante il Campiello, classe 1981 e responsabile di Space food lab, il laboratorio di cibo e food di Agrotec, la società italiana di ingegneria aerospaziale con sede a Torino, un curriculum prestigioso alle spalle, nonostante la giovane età, è uno dei nomi più autorevoli nel panorama italiano della divulgazione, dello sviluppo e della consulenza verso il cibo in vari campi..
La chiave di volta del suo percorso ha un nome, si chiama Samantha Cristoforetti. L’astronauta italiana, conosciuta nel 2012, lo ha coinvolto direttamente nei progetti di Argotec, con cui ha inizia un lavoro dove il concetto di team è espresso all’ennesima potenza. Tecnologi, ingegneri, cuochi, chimici, fisici, nutrizionisti collaborano per produrre il cosiddettioBonus Food degli astronauti europei. Si tratta di cibi particolari, che gli astronauti scelgono di portare con loro, oltre la razione giornaliera, e viene così inserito nell’equipaggio di Avamposto42, un gruppo di esperti, voluto dalla stessa astronauta per raccontare tutte le fasi della sua missione.
I lavori di studio e di produzione all’interno dello Space Food Lab di Argotec continuano a supporto di altri astronauti europei come Luca Parmitano, Paolo Nespoli, Andreas Mogensen, e Alexander Gerst e contestualmente, si trova ad essere coinvolto in molte attività di divulgazione presso i centri italiani di Esa e ASI. Oggi Monselice può vantare di avere nel suo centro storico, di fianco al ponte della Pescheria, presso Avamposto 23, la sede in cui Stefano si dedicata allo studio, alla sviluppo ed alla ricerca dei concetti di cibo e di cucina che poi applica nel laboratorio spaziale di Torino.

Oltre a tenere corsi sull’alimentazione e sulla lavorazione e manipolazione in alcune università americane, lo chef Stefano Polato collabora con il Politecnico di Torino, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Bo. Ed è proprio nell’università patavina che Polato sta sviluppando un progetto di grande importanza, che grazie all’utilizzo dell’anidride carbonica, potrebbe cambiare il nostro modo di conservare gli alimenti ed i cibi. Punto di riferimento di molte aziende nel campo dell’alimentare, ciò che a Stefano da più soddisfazione è l’idea di riuscire a cambiare il concetto di alimentazione, verso un modo di pensare al cibo come un potenziativo nei confronti della nostra salute attraverso concetti medico-scientifici «il cibo è un pilastro che sostiene la nostra salute ed è capace di modificare il nostro Dna. Per questo dobbiamo adattare ciò che mangiamo alle esigenze specifiche del nostro corpo» commenta Stefano, che sta anche pensando ad una linea di prodotti alimentari con il suo marchio. —
Giada Zandonà
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