Lo chef di astro Samantha apre l’accademia di cucina

Addio Campiello, nasce “Avamposto 43”. Lo chef padovano Stefano Polato, diventato una piccola celebrità nel mondo dell’enogastronomia dopo aver curato la dieta “spaziale” di Samantha Cristoforetti, chiude il suo ristorante di Monselice e apre una “live food academy”. La sede della scuola è pronta e le iscrizioni sono aperte: i posti sono 15 e le prime lezioni partiranno già a fine mese. Il nome? È una citazione: richiama “Avamposto42”, il sito che ha accompagnato AstroSamantha durante la sua missione.
aule di cucina
«In questi giorni», spiega, «abbiamo finito di riallestire gli interni e cambiato le insegne esterne: c’è un’aula di didattica per le lezioni frontali e un’aula di cucina, nella quale ognuno ha il suo posto da cui lavorare e produrre in autonomia, stile Masterchef. Quello che vogliamo insegnare non è semplicemente come si cucina, ma una visione a 360 gradi: sarò coadiuvato da altre figure, dai nutrizionisti agli esperti di merceologia, per dare indicazioni su tutto il mondo dell’alimentazione, da quando si fa la spesa a quando ci si siede a tavola. Ma non solo. Il cibo è una sorta di collante del nostro benessere: se non mi alimento bene non riesco a fare bene sport, il mio sistema ormonale è compromesso e il mio benessere psicofisico anche. Viceversa, se mangio bene questo diventa il punto di partenza per tutta la mia buona salute, fisica e mentale».
ingrediente segreto
Polato non parla di semplice scuola, ma di “live food academy”, ovvero «una scuola dove c’è anche la parte live, dal vivo. Nel senso che le persone diventano l’ingrediente segreto delle realizzazioni che compongono».
Lo chef deve parte del suo successo alle esperienze maturate al fianco degli astronauti, che hanno inciso in maniera irrevocabile sulla sua formazione: «Ho imparato la consapevolezza che il cibo comunica con il nostro dna. Il concetto di epigenetica e nutrigenomica è questo. Ciò che mettiamo in bocca è informazione e possiamo mandare raccomandate verdi o cartoline d’amore. Comprendere questo mi ha fatto capire che stavo sbagliando, che era il momento di studiare, aggiornare e correggere i miei errori».
spirale del dna
Di questa nuova consapevolezza («che ha dato il “la” a tutto» ribadisce Polato) rimane traccia nel logo della scuola, nel quale si riconosce la spirale del dna. Ma anche i tanti anni al Campiello non svaniranno nel nulla: «Dal lavoro al ristorante ho imparato il dialogo con i clienti, è stata un’esperienza magnifica senza la quale non avrei mai fatto nulla. Grazie al Campiello posso dire che Masterchef non esiste: esistono le persone, ognuna con la propria sensibilità. Ed esiste il lavoro duro, quotidiano, faticoso. Ai ragazzi che vorrebbero iscriversi alla mia scuola, vorrei dire di non tenere come riferimento gli stellati: non sono nemmeno l’1% dei tanti che condividono il nostro mestiere. Sacrificio e pratica sono inscindibili, ma ci sono sistemi per far sì che la strada sia un po’ meno in salita. Vorrei offrire strumenti teorici e pratici per permettere alle persone di iniziare o di continuare». —
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