Lo Iov cresce, ma a Castelfranco

La Regione approva il polo oncologico nella Marca, sarà “sede distaccata” dell’Istituto padovano
Lo Iov di Padova
Lo Iov di Padova
PADOVA. L’Istituto oncologico veneto cresce, ma non a Padova. Vengono più che raddoppiati i posti letto per i malati di tumore, ma non nella struttura dello Iov dell’ex Busonera di via Gattamelata, bensì nell’ospedale San Giacomo Apostolo di Castelfranco Veneto. La Rete oncologica veneta, di cui Padova costituisce il nucleo centrale, allunga i suoi tentacoli nel Trevigiano. Nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato in via definitiva, dopo un iter di oltre due anni - il nucleo della scelta era scritto nero su bianco già nel Piano socio sanitario del 2012 - la delibera con le schede ospedaliere che ridefiniscono le dotazioni dell’ospedale della Marca. E lo consacrano “Sede distaccata dell’Istituto oncologico veneto-Irccs (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico) di Padova”. Agli attuali 120 posti letto padovani, si aggiungono ulteriori 138 posti. E ai 13 primari in servizio nella sede centrale dello Iov se ne aggiungono altri 12 che saranno nominati per la sede di Castelfranco. “Un’estensione, un ampliamento, non un trasferimento: nessun ridimensionamento dello Iov di Padova”: è il mantra che accompagna l’operazione della Regione Veneto mirata al potenziamento della Rete oncologica.


E di fatto la sede padovana dello Iov non perde nulla di quel che ha. Mantiene tutte le specialità in area medica, chirurgica, terapia intensiva e servizi di cura e diagnosi. Castelfranco, oltre a replicare le dotazioni dell’area medica, segna il passo in quella chirurgica:
ex novo
vengono infatti istituite le unità di Chirurgia toracica oncologica, Chirurgia ginecologica oncologica, Endocrinochirurgia e Urologia oncologica. Ma nella sede distaccata ci saranno anche 14 posti letto per l’area riabilitativa oncologica, di cui Padova è sprovvista. Una crescita dello Iov, quindi, non solo numerica, basata sui posti letto, ma anche qualitativa, capace di ampliare l’offerta delle cure e degli interventi per i malati di tumore.


La delibera licenziata da Palazzo Balbi, del resto, sembra mettere la parola fine anche alle polemiche, più o meno sferzanti, che ne hanno accompagnato l’iter. Lo spettro che Padova venisse scippata di una delle sue punte di diamante - eccellenza della ricerca e delle cure in campo oncologico - ha aleggiato a lungo sul provvedimento che tuttavia non ha mai trovato ferrea opposizione nelle minoranze. Del resto lo stesso documento partiva da un presupposto chiaro: «È fondamentale riconoscere che ad oggi la ricerca di nuovi spazi per lo Iov non può trovare riscontro a Padova dove è in previsione la costruzione di un nuovo polo ospedaliero-policlinico e dove è evidente la carenza di spazi in tutte le aziende interessate». Considerazione che se era fondata due anni fa, lo sembra a maggior ragione oggi, dal momento che la nuova Amministrazione padovana guidata dal sindaco Sergio Giordani ha di fatto “bloccato” il progetto del nuovo ospedale, rispolverando l’ipotesi del “nuovo su vecchio”.


Sulla centralità dello Iov padovano si è speso in garanzie lo stesso governatore Luca Zaia: «La sede distaccata di Castelfranco» argomenta per arginare timori e critiche, «è nient’altro di ciò che è previsto dal Piano socio sanitario regionale, il quale prevede una Rete oncologica veneta sotto la direzione, il coordinamento e la regia dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova, da anni riconosciuto come Irccs e in costante sinergia con le Università venete e i centri di ricerca». Nell’ambito della programmazione dei servizi sanitari regionali, quindi, il polo oncologico di Castelfranco si inserisce come una evoluzione di una rete che in tutto il Veneto si incardina su poli di eccellenza che, sempre di più, trovano continuità nel territorio. Nell’ambito della stessa Usl 6 Euganea, infatti, lo Iov cresce anche nell’ospedale unico della Bassa a Schiavonia di Monselice dove sono in fase di realizzazione i nuovi bunker di Radioterapia.


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