Lo scrittore americano che ama e racconta Padova

PADOVA. Lo stupore per il “piccolo”, dalle case ai cartoni di latte, dall’incomprensibilità della nostra lingua all’assurdità di una piazza circolare, dall’eleganza delle donne all’amore per la storia: se vi siete mai chiesti come un americano vede Padova, le risposte sono tutte in “Lost in Language” di Jay Desind. Lo stratagemma narrativo è nato durante un corso di Italiano che, pur non avendo migliorato le conoscenze linguistiche di Jay, ha dato lo spunto per un racconto ironico e divertente, sempre sul filo tra memoria e fantasia.
«Ho lasciato il Colorado quattro anni fa» racconta l’autore «perché i miei genitori erano venuti a mancare e, a parte i miei fratelli, non avevo legami che mi trattenessero. Ho comprato un biglietto di sola andata per Singapore e sono partito». Così è iniziato un lungo viaggio in giro per il mondo che, un anno dopo, l’ha portato a fermarsi a Padova. Per amore.
«Dovevo fermarmi un paio di settimane» spiega «poi ho cominciato a rimandare di un giorno, poi un altro e un altro ancora. E intanto sono passati tre anni». Inizialmente è stato uno shock. «Mi sembrava tutto così piccolo» racconta Jay «i nostri bagni sono grandi come i vostri soggiorni. È una differenza, però, che mi ha portato ad amare l’Europa, e Padova in particolare: qui le persone non spendono più di quel che hanno, sono più legate alle relazioni che alle cose». Appassionato di arte e letteratura, della nostra città ama soprattutto la storia.
«È qualcosa che a noi manca» spiega «e che qui si respira nell’aria. Probabilmente la sede della Società Dante Alighieri, dove si tenevano i corsi d’Italiano, è più antica di qualunque altra cosa negli Stati Uniti». Da buon fotografo, Jay è un osservatore attentissimo: la sua pagina Facebook è un autentico diario visivo del quotidiano, fatto di uomini e donne, strade e mercati, mendicanti e biciclette. Nel libro ha messo insieme le proprie riflessioni, sempre filtrate dall’ironia. «Rido degli italiani e anche degli americani» scherza, «il miglior modo per apprezzare la diversità è renderla divertente».
Non si può dire che non ci sia riuscito. Di Padova ama anche i piccoli locali, la vita di quartiere e in particolare il suo, l’Arcella. Con invariato trasporto racconta degli anziani al bar come delle signore in centro. «Mi piace l’inverno» spiega «per l’eleganza delle donne, avvolte nei loro cappotti enormi. Gli americani sono molto casual, tendono quasi alla sciatteria, mentre mia madre era una donna di gran classe. Le donne di Padova mi fanno pensare a lei: anche le più anziane mettono molta cura nel vestirsi con garbo. Ci tengono ad essere belle, anche con semplicità». Il libro, per ora solo in inglese, è già acquistabile online e nelle librerie Zabarella (via Zabarella) e Altrevoci (via Cittadella). Prossimamente sarà disponibile anche al bar Lovely Bakery (fronte stazione). Nelle prossime settimane verranno organizzate anche alcune presentazioni: sicuramente nel corso di uno “spritz english”, tutti i martedì sera allo Zù Bar (in corso del Popolo).
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