Lo sfogo di Franco Antonello, papà di Alberto: «Mio figlio ha sbagliato ma non è un delinquente»

CASTELFRANCO. «Come si può definire delinquente un ragazzo di 19 anni per una canna? Come si può dimenticare tutto ciò che di buono ha fatto fino a questo momento per un errore, per un colpo di sonno?». .
Franco Antonello, le sue sono valutazioni legittime ma per quell’errore è morta una persona.
«E pensate forse che la morte non sia una punizione sufficiente anche per noi? Giulia era un membro della nostra famiglia. Abitava con Alberto da qualche mese, erano lì a pochi metri da casa mia. Non ci posso credere, non mi do pace».
Li aveva visti prima che uscissero?
«Ho visto Alberto, ci siamo abbracciati. Mi ha detto: tranquillo papà, vado piano».
Come giudica ciò che è successo? Il fatto di rimanere fuori nonostante il ritiro della patente, per esempio.
«Penso che non sia il momento per giudicare. Alberto e Giulia erano fidanzati, belli, innamorati. Sono usciti come fanno tanti altri ragazzi della loro età ed è successa questa tragedia. Lei è morta, lui è in coma. Davvero vogliamo giudicare questo?».
Che rapporto ha con suo figlio Alberto?
«È la rivincita della mia vita. Qualche problema c’è stato in passato, gli adolescenti sono ribelli. Da qualche anno però le cose erano cambiate. Lui si è preso sulle spalle la nostra attività, lavorava da mattina a sera. E anche con il fratello Andrea il rapporto è molto diverso rispetto a prima».
Cosa intende?
«Alberto ha sempre sofferto la diversità di suo fratello. Si vergognava. Ora però è cambiato tutto. Vanno via insieme, certe notti dormono insieme. Il mio cuore si riempie di soddisfazione e amore, nel vederli finalmente uniti come due fratelli dovrebbero essere».
Era un momento di particolare impegno per suo figlio?
«Finalmente lo vedevo come la naturale prosecuzione della mia opera. Dopo tante difficoltà sentivo di avere accanto un piccolo uomo, in grado di prendersi responsabilità, di occuparsi della famiglia».
Ha detto di stigmatizzare chi ora lo dipinge come un delinquente. Ma chi ritrae suo figlio in questo modo?
«Quando succedono disgrazie come questa si scatena sempre una ridda di voci. Io sento il paese, percepisco l’opinione prevalente sui social, ho visto i giornali. Per mezzo grammo di erba si butta dal precipizio un ragazzo che ha commesso un errore. Fatale, certo, e il tempo non potrà mai cancellare questo dolore. Ma è pur sempre un errore».
Cosa si sente di dire in questo momento? Cosa chiede alle persone che vi conoscono?
«Il dolore è personale e nessuno può fare nulla per lenire ciò che sento in questo momento. Però mi piacerebbe percepire uno spirito di sostegno, vorrei che le persone utilizzassero le proprie energie per aiutare e non per demolire, vorrei che chi ci conosce si rendesse conto che siamo sempre noi, che non siamo cambiati. Fino a due giorni fa eravamo una famiglia piena di valori. Ora non possiamo essere diventati delinquenti».
C’è qualcosa che si augura in questo momento?
«Spero che un giorno si sappia la verità, che quel maledetto incidente è successo per via di un colpo di sonno e non a causa della droga. Ora però voglio pensare solo a lui. E a Giulia».
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