Lo strano straniero

Due parole imparentate: la rubrica dell'artista Cris Righi, padovano che lavora in Russia

Le parole “straniero” e “strano” sono imparentate: entrambe derivano dal latino “extra”, che significa “fuori”. Come a dire che “ciò che viene da fuori è strano”. Idea confermata anche da un altro termine che parla dello stesso, “forestiero”, cioè “quello che arriva da fuori”. “Non passa lo straniero”, canta la canzone.

Ma, nonostante esso sia fonte di timore e inquietudine, allo stesso tempo si deve ammettere che lo straniero, di ovunque esso sia, provoca attrazione, e per un semplice motivo: è esotico. Parola che, guarda caso, deve il suo successo sempre all'”extra” latino. Insomma, lo stato di “stranierità” cangiante che si appiccica addosso a qualsiasi essere umano non appena mette piede fuori dalla sua terra natale, racchiude in sé quel sapore agrodolce tipico di tutte le cose affascinanti e curiose.

Il viaggio all'estero (di nuovo derivante da “extra”) porta però sempre ed innegabilmente a nuove scoperte, perché essere strano, c'è poco da fare, aiuta. All'inizio della mia vita in Russia, ricordo come confondevo due parole che si assomigliano: “marshrutka”, cioè un furgoncino che funge da trasporto alternativo al bus, e “petrushka”, cioè “prezzemolo.” Toccava andare a lavorare fuori Mosca, e l'unico mezzo era appunto questa “marshrutka”, la numero 55, da prendere fuori dall'ultima stazione a sud-est della città. Esco alla neve e al primo poliziotto che vedo chiedo, perentorio: “Scusi, la petrushka 55?” Lui mi guarda esterefatto, ovviamente non capisce perché gli chieda di un certo “Prezzemolo 55”. Io, però insisto: “Sì, ha capito bene: petrushka 55...” Il tomo ci pensa ancora. Poi, il suo viso si illumina: mi porta dietro la stazione dove di solito un sacco di povere anziane vendono gattini, cagnolini, verdure, pappagalli. E, guarda caso, anche prezzemolo. Ci rimango. Lui vede la mia faccia e fa alla vecchina: “Oh, mi raccomando! 55!” E io non mi sento di deluderla, mentre, raggiante, mi confeziona 55 mazzetti di prezzemolo tutti per me. Con quel bosco verde in mano, ritorno in strada e finalmente vedo la marshrutka 55. Ci entro e mi siedo, pensando che l'avventura sia finita. Ma non è così: non appena poggio le chiappe, tutti i passeggeri cominciano ad allungarmi delle banconote da 10 rubli. All'inizio penso vogliamo comprarmi il prezzemolo!

Poi credo che si vede che sono italiano mi pagano per deliziarli con il loro adorato Celentano. Solo alla fine capisco: la marshrutka si paga così, in Russia, passando il denaro di mano in mano fin all'autista, aspettando il resto che viene poi ridistribuito. Arrivo a scuola, finalmente. I bambini del corso mi accolgono allegri. Son tanti ed entusiasti. Mi viene spontaneo regalare a ciascuno di loro un mazzetto di prezzemolo. All'inizio non capiscono perché. Ed allora, sui due piedi, mi invento la storia: in Italia si usa così, la prima volta che si incontra qualcuno gli si regala un mazzolino di prezzemolo. Lo so, lo so, vi sembra strano. Ma sono straniero, che ci volete fare.

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