L’officina under 30 che crea pezzi unici

Daniele Mingardo ha dato vita a Monselice a un laboratorio di lavorazione del ferro conquistando designer e architetti

La più grande soddisfazione è aver assunto come apprendista un giovane marocchino di 18 anni che si è guadagnato a pieni voti uno stage. Daniele Mingardo ha solo 26 anni ma per lui «è già tardi» per mettere in piedi la “sua” azienda. Eppure è questo il sogno: fare della propria idea, nata quasi in segreto nella bottega del padre, un business a forte vocazione estera. Non ci vorrà molto; la sua linea è già in distribuzione: pezzi unici, fatti a mano e su richiesta, da qualche mese in vendita anche in Belgio. Grazie a internet.

Mingardo respira fin da piccolo l’odore della fucina del padre che occupa una decina di addetti a Monselice. Adora sporcarsi le mani e sceglie in autonomia la strada artigiana. L’età matura del padre e la crisi sprigionano la forza creativa: nasce così una linea autonoma di prodotti, ad alto contenuto di design, per nicchie di mercato. Il volano è l’incontro con l’architetto padovano Aldo Parisotto, oggi art director della linea. «Il know how della fucina è incredibile. Abbiamo iniziato con piccoli pezzi numerati» racconta Parisotto «la strategia è quella di creare prodotti unici con finiture di pregio. Ci siamo avviati negli anni giusti, il recupero del lavoro artigiano è un trend, il mercato del mass market è in crisi e ci siamo ritagliati una definizione di artigiani-editori che speriamo a breve porti fatturato». L’esordio nel 2013, alla Milano Design Week, con la prima collezione Design Faber: oggetti e complementi per interni ed esterni all’insegna del minimalismo firmati da designer esordienti, come Barbara Schweizer, Elena Favaro+Emanuele Brigo e giovani under 35, come A/R Studio di Antigone Acconci+Riccardo Bastiani e l’israeliano Omri Revesz. Nel 2014 arriva il secondo capitolo e sei nuovi progetti. Immediato il riconoscimento: alcuni pezzi in rame oggi sono in mostra a Trame alla Triennale di Milano (fino al 2 novembre), mentre una consolle in filo di metallo è finita nel Padiglione Albania alla Biennale di Venezia. Le vendite viaggiano invece online sul portale www.lovli.it e nei due negozi di Milano e Venezia. «Finora ci siamo autofinanziati» spiega l’artigiano «ma è tempo di crescere e servono risorse».

Mingardo vuole aprire una Srl e aumentare il fatturato, in crescita del 50% ma ancora da start-up. Il sogno è di arrivare fino a Singapore. Per questo si è aperta la “caccia” a un finanziatore. Il giovane ha già redatto un business plan giudicato dalle banche non innovativo. Per questo l’attenzione si è rivolta altrove. «Penso a un socio con delle competenze complementari che possa far crescere l’azienda senza ricorrere al debito» chiarisce. Mingardo è e resta un artigiano. «Quello che adoro è la materia e la sfida, quando il progetto del designer trova il limite nella lavorazione. È lì che intervengo». Il motto? «Se lo sai fare, fallo» chiude Mingardo deciso, oggi, a imparare l’inglese per girare il mondo senza mai lasciare l’Italia: «Adoro il cibo e i nostri paesaggi, non saprei stare senza».

Eleonora Vallin

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