Londra, grattacielo in fiamme. Gloria e Marco nell'ultima chiamata ai genitori: "Vediamo le fiamme salire"

LONDRA. "Non ci sono motivi per sperare che Gloria e Marco siano ancora vivi". L'avvocato della famiglia Trevisan racconta di aver ascoltato le ultime telefonate fatte dai ragazzi ai genitori ed esclude che possano essersi salvati. La legale spiega poi che i ragazzi si erano trasferiti a Londra per aiutare la famiglia di lei che aveva perso la casa all'asta. Gloria si è laureata il 18 ottobre scorso con 110, ma "qui purtroppo le soluzioni professionali non danno glie siti che ogni giovane meriterebbe" dice l'avvocato commossa e con un nodo in gola invitando il governo italiano a fare una serie riflessione perchè "evidentemente in Italia c'è qualcosa che non va".
Giovani, innamorati, freschi di laurea e con tutta la voglia di farsi un futuro insieme. Lontani da casa, all'estero, per provare la convivenza, perfezionare l'inglese, sfidare a viso aperto il mondo del lavoro. È così che Gloria Trevisan, di Camposampiero (Padova), e Marco Gottardi, di San Stino di Livenza (Venezia), architetti di 26 anni, hanno deciso tre mesi fa di andare a Londra. Atterrati ai primi di marzo nella City, avevano già trovato un lavoro e un alloggio dove vivere: nella Grenfell Tower, al ventitreesimo piano del grattacielo che l'altra notte è stato divorato da un incendio. Ventiquattro piani per 120 appartamenti trasformati in uno scheletro nero in poche ore.
Dispersi. Di Gloria e Marco non si hanno notizie. Le vittime secondo l'ultimo bilancio sono almeno 17, circa 70 i feriti, quasi una ventina sono gravi. Giannino Gottardi, padre di Marco, ha raccontato che i due ragazzi non risulterebbero tra le persone ricoverate negli ospedali di Londra. Ci sono ancora «molte persone che mancano all'appello» fra i residenti della Grenfell Tower, ha detto il sindaco Sadiq Khan in un aggiornamento della situazione. E secondo i vigili del fuoco è difficile che ci siano ancora dei superstiti.
Le ultime telefonate ai genitori. «È stata Gloria a chiamare al telefono» racconta il papà Loris sulla soglia di casa in via Borgo Padova a Camposampiero. Ha gli occhi gonfi e rossi di chi non dorme da ore: «Ci siamo un po' preoccupati quando abbiamo sentito squillare perché era molto tardi, intorno alle 3 di notte. Gloria ha detto che era scoppiato un incendio nel palazzo e che lei e Marco stavano aspettando i soccorsi per uscire. Stavano al ventitreesimo piano: tutti gli ascensori erano stati bloccati e dovevano scendere usando le scale».
Ed è quello che Gloria e Marco avrebbero tentato di fare, dirigendosi verso il pianerottolo: «Ad un certo punto» conferma il papà, «sempre al telefono con mia moglie, Gloria ha aperto la porta dell'appartamento. Volevano scendere ma ha riferito che dalle scale si vedevano le fiamme salire e il fumo era sempre più intenso». I due ragazzi hanno richiuso la porta, chiudendo forse definitivamente alla speranza di riuscire a sfuggire al rogo.
«Non sappiamo cosa pensare» continua Loris Trevisan, passandosi le mani tra i capelli, «perché poi Gloria ha iniziato ad agitarsi, vedeva il fumo entrare in casa e ancora non c'erano pompieri o altri soccorritori nel loro piano». Mentre la mamma cercava in tutti modi di tranquillizzare la figlia al telefono la comunicazione si è interrotta. «Non abbiamo sentito più nulla. Il telefono era staccato» dice il papà, «da allora abbiamo chiamato centinaia di volte ma non è più stato acceso».
Anche il padre di Marco, Giannino Gottardi, dopo aver ricevuto una telefonata allarmata da parte dalla mamma di Gloria, ha subito chiamato il figlio che in diretta al cellulare gli raccontava dell'incendio, apparentemente non preoccupato.
"Papà non ti preoccupare, qui finisce tutto bene", gli avrebbe detto al telefono Con il passare dei minuti però, l'agitazione è salita. "Qui sta aumentando il fumo", ha detto il figlio al padre, e poco dopo è caduta la linea e la disperazione ha preso il sopravvento. La telefonata sarebbe durata quasi mezz'ora.
Marco e Gloria, "cervelli infuga". Marco vive a Londra da tre mesi con la Gloria, i ragazzi si sono conosciuti all'università IUAV di Venezia. Entrambi laureati in Architettura, stavano insieme da alcuni anni e cercavano la loro strada professionale nella City. La coppia abitava al 23° piano del grattacielo. Lei, una laurea in tasca con la specializzazione nel restauro dei beni storici, è arrivata nello studio londinese "Peregrine Bryant" la scorsa settimana con un contratto di sei mesi per la sostituzione di una maternità. Il fidanzato lavora in un altro studio londinese.

L'angoscia dei colleghi. Ieri mattina (14 giugno, ndr.) Gloria Trevisan era attesa più tardi del solito nell'ufficio del "Peregrine Bryant architecture & building conservation", importante studio di architettura specializzato nella progettazione di nuovi edifici e nel restauro di antichi manufatti che si trova nel quartiere di Fulham, sudovest di Londra, nell'area della storica residenza di Fulham Palace. «Gloria aveva un appuntamento con il medico, una visita di routine, niente di particolare» conferma al telefono la collega dello studio, l'architetto Laura Morgante, romana da molti anni residente a Londra e dell'èquipe dello studio, «Ecco perché quando alle 9 non l'abbiamo vista in ufficio, come gli altri giorni, non ci siamo preoccupati più di tanto. Solo con il passare delle ore è cresciuta l'ansia» conferma.
Grande la preoccupazione per due famiglie italiane che, secondo quanto riferito da Beatrice Antonini dell'agenzia immobiliare Real Estate Genius ai microfoni di Radio 24, vivevano nel palazzo: "C'erano degli italiani che vivevano nella torre - ha detto -. Nel grattacielo abbiamo cinque appartamenti affittati e alcuni clienti sono italiani", in particolare sono "due famiglie italiane con bambini. Al momento non abbiamo saputo niente di loro".

L'agente ha aggiunto: "Ho saputo che gli allarmi anti incendio non hanno funzionato. Mi sembra grave e incomprensibile perché la torre è sempre stata controllata perfettamente...noi facciamo ogni tre mesi dei controlli negli appartamenti e ci aggiorniamo coi proprietari e col sindacato che gestisce la torre. Tutti i controlli erano normali e non si capisce cosa sia successo".
Le probabili cause. Il fuoco sembra avere avuto origine nella parte inferiore della torre di cemento, intorno al quarto o quinto piano. Quaranta mezzi di soccorso con duecento vigili del fuoco sono stati impegnati nelle operazioni per spegnerlo.
Purtroppo sembra che l'acqua sparata dai pompieri poteva raggiungere soltanto la metà inferiore del palazzo, che ha così continuato a bruciare per ore, riducendosi a uno scheletro annerito, fino a quando l'intensità delle fiamme si è ridotta da sola.
Dall'alba in avanti tanto fumo nero dal grattacielo e qualche fiammata isolata. Intorno alle 12, ora italiana, i vigili del fuoco hanno fatto sapere che "l'edificio non è al momento a rischio crollo e continua ad essere sicuro per le nostre squadre". Sul posto sono presenti ingegneri strutturali che ne stanno monitorando la stabilità.
La torre in fiamme. La Grenfell Tower, divorata stanotte da uno spaventoso incendio, è un grattacielo di 24 piani costruito nel 1974 e al suo interno si contano 120 appartamenti: si calcolano approssimativamente in circa 450-500 le persone in teoria residenti.
Si trova nell'ovest di Londra, a North Kensington, ai margini di una delle zone più ricche della capitale, ed è uno di quegli esempi di edilizia popolare britannica tipica degli anni Sessanta e Settanta.
Al suo interno ci sono famiglie che non si possono permettere gli affitti inarrivabili dei quartieri più a sud, molti stranieri, e da tempo gli inquilini protestano per le cattive condizioni di sicurezza della torre diventata nelle ultime ore un inferno.
Era stato anche creato un comitato, il Grenfell Action Group, che ha protestato sulle forti carenze e sui lavori anche recenti che non avevano migliorato la situazione. L'associazione aveva paventato a novembre che «solo un evento catastrofico» potesse smuovere le acque e lamenta ora di aver trovato «orecchie sorde». Il dito era stato puntato contro la disponibilità di un solo ingresso, a causa dell'avvio di lavori di riqualificazione dello stabile, e contro la presenza di rivestimenti in plastica considerati pericolosi e infiammabili.
«La prima ministra è profondamente addolorata dalla tragica perdita di vite alla Grenfell Tower e viene costantemente aggiornata sulla situazione». Lo fa sapere una nota dell’ufficio della premier britannica Theresa May, diffusa dai media locali.
I precedenti. Quando si parla di un incendio in un grattacielo, subito alla mente torna il celebre film del 1974 Inferno di Cristallo, con un cast stellare, a partire da Paul Newman, che ha tutto sommato un finale non troppo disastroso.
La realtà, in casi del genere, si è però più volte dimostrata molto meno magnanima. *Oltre al drammatico incendio della notte scorsa a LONDRA, il cui bilancio di vittime è ancora incerto, ma purtroppo già pesante, l'ultimo letale rogo del genere risale al 19 gennaio scorso e si è verificato a TEHERAN, dove il Plasco, uno degli edifici più alti della città, si è accartocciato su se stesso diventando la tomba di oltre 20 persone, in gran parte pompieri che erano intervenuti per domare le fiamme nei piani più alti.
Pochi giorni prima, a Capodanno, il fuoco aveva avvolto una torre di 63 piani a DUBAI. Il fato qui è stato più favorevole, poiché alla fine, secondo quanto hanno reso noto le autorità locali, il bilancio è stato di una persona morta per infarto e 15 feriti, quasi tutti «leggeri».
Ben più grave invece il bilancio registrato a CITTÀ DEL MESSICO il primo febbraio 2013, quando la torre della Pemex, quartier generale dell'omonima compagnia petrolifera statale messicana, è stato devastato da un incendio seguito da una esplosione che ha causato la morte di almeno 25 persone e il ferimento di un centinaio di altre.
Ancora più grave il numero delle vittime contate in pieno centro a SHANGHAI il 16 novembre 2010, quando un grattacielo residenziale di 28 piani è bruciato in un rogo impressionante, provocando la morte di 42 persone e il ferimento di almeno un centinaio di altre.
Andando più indietro nel tempo, si può ricordare il rogo del 21 novembre 1980 a LAS VEGAS, in cui morirono 85 persone.
La lista è ancora molto lunga, e in quasi ogni caso comprende episodi di eroismo, o di disperazione, di persone che hanno preferito gettarsi nel vuoto piuttosto che morire tra le fiamme. Come avvenne nel drammatico rogo delle torri gemelle di NEW YORK, innescato però quella volta non dal fato o dall'imperizia, ma bensì dalla furia distruttiva di Osama bin Laden e di al Qaida, l'11 settembre del 2001.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova