Lavora a Manchester, vive a San Giorgio in Bosco, fa 1800 chilometri in bici per tornare a casa

Luca Favaro, 52 anni, era impegnato con la Nestlé Vera. Terminato il proprio incarico ha inforcato la propria gravel bike

Silvia Bergamin
La bicicletta di Luca Favaro di San Giorgio delle Pertiche a Canterbury
La bicicletta di Luca Favaro di San Giorgio delle Pertiche a Canterbury

Ha finito il suo lavoro a Manchester ed è tornato a casa, a San Giorgio in Bosco, in sella alla sua bici, da Londra a Canterbury, le bianche scogliere di Dover e Calais, la Francia dello Champagne, le Alpi, il nord Italia. In tutto 1.800 chilometri, 14 mila metri di dislivello, due settimane di viaggio.

Luca Favaro, 52 anni, originario di San Giorgio in Bosco, ha trasformato il suo ritorno a casa dopo quattro mesi di lavoro in un impianto vicino Manchester in un viaggio straordinario in bicicletta, ricco di significato.

L’avventura

«Ho sempre vissuto a San Giorgio in Bosco e dal 1992 lavoro per Nestlé Vera, mi occupo dell’avviamento di nuove linee produttive in tutta Europa, ma questa è stata una delle avventure più significative della mia vita», racconta Luca. «Da dieci anni dedico le mie ferie a esperienze sportive, non solo per la prestazione fisica, ma per scoprire culture diverse e portare a casa qualcosa di più profondo. Sono stato in Cina e al Polo Nord, ho attraversato il deserto. Questa volta, quando ho finito il mio incarico in Inghilterra, ho deciso di tornare in bicicletta, trasformando il viaggio in un’esperienza di riflessione e sostenibilità».

L’idea iniziale era percorrere la Via Francigena, da Canterbury fino a Roma, ma non con una bici da corsa tradizionale. «Ho scelto una gravel bike, perfetta per sterrati e percorsi meno trafficati. Non mi piace l’asfalto, preferisco stare in mezzo alla natura». Dopo aver concluso il lavoro vicino Manchester, Luca ha preso il treno fino a Londra con la bicicletta al seguito.

Da Londra

Da Londra ha pedalato in direzione Canterbury per iniziare il suo percorso. «Ho seguito la traccia del Cammino della Francigena fino a Dover, ho preso il traghetto per Calais e da lì sono partito attraverso la Francia. Ho dormito dove capitava e ho cercato sempre di evitare le strade trafficate, preferendo ciclabili e sentieri sterrati. Ho scoperto tratti fantastici, ci sono tante possibilità per chi vuole fare turismo in questo modo».

Attraversando la regione della Champagne ha incontrato persone ospitali e paesini che sembravano abbandonati. «Le grandi cantine hanno sostituito i bar, è cambiato un mondo. Le persone avevano voglia di parlare, di condividere le loro storie, è stato bello». Dal nord della Francia si è diretto verso la Svizzera, passando per Losanna, e poi è entrato in Italia attraverso il passo del Gran San Bernardo.

Due settimane

«È stato un viaggio impegnativo, 1.800 chilometri e 14.000 metri di dislivello in due settimane, con dieci giorni di pioggia. Le prime due settimane di ottobre sono state un disastro meteorologico, ma ho tenuto duro. Mi sono fermato un giorno a Vercelli per il maltempo, poi ho continuato fino a Pavia, e mi sono diretto verso casa. Avrei voluto arrivare fino a Roma».

Un viaggio lento, in grado di restituire profondità, bellezza, scoperta. «Ci sono così tante possibilità per scoprire queste vie in bicicletta. È un modo di viaggiare che stanno promuovendo sempre di più, e lo trovo meraviglioso».

In questi viaggi potenti il 52enne ha maturato una sua filosofia dell’esistenza: «Pensate di meno, amate di più e sorridete sempre. Questo è il segreto della felicità». In aereo sarebbero bastate due ore. Ma queste due settimane di fatica, panorami e sguardi sono state «un’occasione per riflettere, riconnettersi con la natura e condividere un messaggio di sostenibilità e speranza». —

 

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