L'OPINIONE / Perchè appoggio la mobilitazione No-Tav

La lettera di Omid Firouzi sul movimento nato in Val di Susa e poi allargatosi a tutto il Paese contro l'alta velocità tra Torino e Lione

PADOVA. Scrivo in merito ad alcune considerazioni fatte da Stefano Allievi sul Mattino sulle recenti vicende che riguardano la Tav. Ciò che colpisce sono i toni paternalistici verso gli abitanti della Val Susa. Come è noto i valsusini portano nel loro bagaglio culturale una tradizione straordinaria di lotte partigiane e operaie e da sempre mostrano un livello di autonoma consapevolezza e coscienza delle loro decisioni limpido e storicamente radicato. Credo che ci si prenda una responsabilità molto grande insistendo sul fatto che essi siano in balia di chi dall'esterno detterebbe la loro agenda. Agitare lo spauracchio degli "antagonisti" è intellettualmente poco onesto almeno per due motivi. In primo luogo offende l'autodeterminazione e l'orgoglio di migliaia di uomini e donne che da anni si battono per difendere la loro terra e i loro diritti.

In secondo luogo, e questa è storia vecchia, questo tipo di approccio alimenta pericolosamente la retorica dei "buoni" e dei "cattivi", una sempreverde strategia che usa una certa sinistra per tracciare artificiali confini e criminalizzare soggetti e pratiche di lotta che osteggia e che ha del tutto perso la capacità di rappresentare per l'irriducibilità dei soggetti stessi in lotta a farsi rappresentare. Questa lotta qui è buona perché è "compatibile" e non mette in discussione assetti di potere in cui la sinistra stessa sguazza, quell'altra è cattiva perché mette a nudo gli interessi di partito di fronte a una limpida e determinata lotta di soggetti che rivendicano diritti e dignità. Niente di nuovo sul fronte.

Stupisce poi che ci si scandalizza per un insulto rivolto a un poliziotto, dimenticando che quest'ultimo e i suoi commilitoni nella stessa serata hanno dato vita a scorribande squadriste spaccando i vetri dei bar e le macchine degli abitanti di Bussoleno.

Infine i richiami ai concetti di conflitto e democrazia. Sul primo non ci possono essere troppi giri di parole. I conflitti sociali, per definizione, portano con se i tratti dell'ingovernabile, sfuggono a rigide definizioni e viaggiano sulle onde della imprevedibilità. Anche per questo producono storicamente innovazione sociale. Dire che intorno alla Tav si manifesta un rilevante livello di conflitto sociale, ma che questo andrebbe "gestito", tradisce l'essenza stessa del concetto di conflitto. Gestito da chi? E in quale direzione? Quella di riassorbirne la carica innovativa? Per alimentare un orientamento conservativo, o peggio restauratore?

Per quanto riguarda la democrazia si sostiene che le ragioni, pur legittime, del No Tav non possono prevaricare gli interessi più generali che deriverebbero dalla sua realizzazione. Vogliamo ricordare innanzitutto che i progressi più importanti sul terreno dei diritti, ottenuti durante le fasi più vivaci della democrazia in Italia, hanno preso vita grazie a ciò che hanno fatto proprio i soggetti che questi diritti li hanno conquistati. Le lotte operaie e quelle femministe sono solo gli esempi più noti di queste lotte di parte. Pur facendo finta un istante che la lotta No Tav sia in qualche modo distonica con un interesse generale, o del "paese" diffiderei comunque di un'idea di democrazia che preveda la neutralizzazione di lotte e conflitti locali o "parziali" in nome di questo "interesse generale" il cui posizionamento politico è regolarmente prestabilito dall'establishment politico-economica .

Ad ogni modo, uscendo dalla finzione, tutte le recenti inchieste, come ricordato da Ilvo Diamanti, mostrano che la maggioranza degli italiani trova legittima e appoggia la mobilitazione No Tav. Quanto poi nel dettaglio la Tav abbia a che fare con gli interessi generali degli italiani può essere affrontato soltanto entrando nel merito, cosa che la classe politica e i media non fanno. Assomiglia alla questione dei sacrifici, bisogna farli e basta, poi si vedrà se e quando qualcuno ne trarrà dei vantaggi. A proposito Allievi non approfondisce il merito della questione, e allora lo invitiamo molto volentieri martedì prossimo a un incontro pubblico a scienze politiche dove cercheremo di sviluppare in modo articolato le ragioni dei No Tav parlando proprio di democrazia, di conflitto e di beni comuni.

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