L’oratorio di San Michele incanta i lettori del “mattino”
PADOVA. L’Oratorio di San Michele scatena le domande dei visitatori: dettagli, confronti, rilievi. Sarà perché è uno degli otto siti della candidatura all’Unesco Urbs Picta, ovvero il ciclo di affreschi del Trecento; sarà perché i padovani dimostrano ancora una volta fame di conoscere la loro città e di conoscerla fino in fondo tanto da sviscerarla; sarà che la guida dell’Associazione Torlonga, Benedetta Prosdocimi, è una cicerone attenta, curiosa e accattivante. Di sicuro c’è che l’appuntamento all’oratorio, all’interno del ciclo organizzato dal nostro giornale, ha fatto centro.
Mercoledì sera i due appuntamenti previsti, uno alle 18. 30 e l’altro alle 19, hanno registrato il pienone. Tanti visitatori conoscevano già l’ex chiesetta, ma non l’avevano vista dopo il recentissimo restauro di un anno fa. Si sono trovati di fronte una panoramica dello splendore artistico del 1300, che molto deve all’eredità di Giotto: dopo il capolavoro della cappella degli Scrovegni, fu straordinaria l’influenza verso gli altri artisti. I secoli non hanno risparmiato le trasformazioni.
Se gli scavi archeologici dimostrano una presenza della chiesa durante il Basso Medioevo, nell’Ottocento era quasi pericolante, tanto che non servendo più come parrocchia, la navata principale venne abbattuta, vennero rimossi alcuni affreschi e da chiesa divenne oratorio.
Oggi non tutti gli affreschi sono al loro posto originario, sono conservate abbastanza bene le scene della vita della Vergine di Jacopo da Verona, commissionate dalla famiglia De Bovi per omaggiare i Carraresi.
Sorprende la quotidianità: la domestica che raccoglie l’insalata mentre le galline beccano il grano, i gatti che dormono sulla sedia e sui cuscini, gli abiti appesi in camera da letto, tutto lascia pensare che la donna (la Madonna) sia stata sorpresa a casa in un momento qualsiasi.
Ci sono anche l’annunciazione, la nascita di Gesù e la visita dei Re Magi in un lungo corteo, la Pentecoste, la scena della dormitio virginis, la morte apparente o, ancora meglio, il sonno profondo della Madonna mentre la sua anima ascende al cielo. Qua e là, in una caccia al simbolo, omaggi ai Carraresi con la tipica scacchiera bianca e rossa della famiglia. Ancora un San Michele atipico senza spada e con la bilancia, che cerca di alleggerire dai peccati degli uomini. Tanti spunti di riflessione e molta voglia, da parte dei visitatori, di tornare. –
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