Louis, quello straordinario veneto d’America

di ALBERTO FLORES D’ARCAIS
Unbroken, indomabile. Come atleta (olimpionico a Berlino 1936), come bombardiere dell’aspirazione Usa (sui B-24 che attaccavano il Giappone), come prigioniero di guerra torturato dai “japs”
Louis Zamperini, morto venerdì a 97 anni per le conseguenze di una polmonite che aveva contratto a maggio, è una leggenda italo-americana, ha avuto onori e medaglie, hanno parlato di lui in centinaia di articoli e servizi tv, la sua biografia è diventata un best-seller. E fra pochi mesi (a dicembre) la storia della sua vita uscirà sugli schermi in un film scritto dai fratelli Cohen e diretto da una star d’eccezione, Angelina Jolie.
Era nato una fredda mattina di gennaio a Olean, cittadina dello Stato di New York quasi ai confini col Canada, ma a soli due anni i genitori - immigrati da Verona pochi anni prima - avevano cercato maggiore fortuna al sole della California. Anni non facili quelli iniziali a Torrance, soprattutto per un bambino che cresceva in una famiglia dove si parlava solo dialetto veneto. A scuola il piccolo Louis diventa facile preda dei bulli, non capisce la lingua e - grazie al padre Antonio che gli insegna i rudimenti della boxe - decide di difendersi nel solo modo possibile: con i pugni.
Per lui l’American Dream è una sfida continua, fatta di botte (date e prese) e soprattutto di corse. Alla High School è il più veloce e resistente, batte il record del miglio (durerà vent’anni) e le sue gesta gli valgono il soprannome di “Torrance Tornado” e i trials, le qualificazioni olimpiche. Sui 5mila metri finisce testa a testa con Don Lash (che deteneva il record mondiale) e conquista il viaggio per Berlino 1936.
Alle Olimpiadi di Adolf Hitler e Jesse Owens finisce ottavo ma ha modo di conoscere il Fürher e si fa fotografare con lui («a quel tempo ero piuttosto ingenuo, sembrava un tipo divertente, quasi fosse uscito da un film di Stanlio e Ollio», racconterà al New York Times). Di lí a qualche anno avrà perfettamente capito chi era Hitler e arruolatosi in aviazione diventa bombardiere sui B-24 impegnati nel Pacifico.
Il 27 maggio 1943 è la data che cambierà la sua vita, l’olimpionico con radici veronesi da quel giorno diventerà un eroe di guerra. Era in una missione di soccorso quando il suo Green Hornet viene abbattuto. Louis (con altri due) scampa alla morte miracolosamente, per 47 lunghissimi giorni riuscirà a sopravvivere (uno dei tre morirà di stenti dopo un mese) in una zattera di salvataggio, bevendo acqua piovana e mangiando pesce crudo catturato in ogni possibile modo. Negli Stati Uniti è dato per morto (“Missed in Action”, i genitori vengono informati da una lettera scritta dal presidente Franklin Delano Roosevelt) ma il peggio deve ancora arrivare. Catturato da marinai giapponesi finisce in un lager (il Naoetsu Camp, a nord-ovest di Tokyo), percosse e torture all’ordine del giorno, unica consolazione le ricette italiane e venete che insegna agli altri prigionieri.
Due anni dopo, a guerra finita e giapponesi sconfitti, Zamperini può finalmente tornare a casa.
Pesa 35 chili, è malato e depresso, cerca nell’alcol una via di fuga dalla memoria, è vicino al divorzio dalla moglie Cynthia che lo ha atteso anche quando tutti lo davano per morto (alla fine rimasero sposati, 54 anni, fino alla morte di lei nel 2001). Allora il Ptsd (Post Traumatic Stress Disorder), la malattia dei veterani di guerra, non era considerata e Louis si salva grazie alla religione, diventando un “born-again Christian” al seguito del famoso leader evangelico Bill Graham.
Diventa a sua volta uno speaker evangelico, la sua parola preferita è forgiveness (perdono), torna in Giappone diverse volte per incontrare le guardie che lo hanno picchiato e torturato, per far loro sapere che non nutre rancore o voglia di vendetta, che sono perdonati, fa da testimone (a favore) nei loro processi per crimini di guerra.
Il resto è storia recente. Nel 2010 la sua biografia scritta da Laura Hillenbrand (“Unbroken: A World War II Story of Survival, Resilience and Redemption”) scala le classifiche e diventa numero uno dei best-seller del New York Times, i fratelli Cohen comprano i diritti, Angelina Jolie lo incontra, ne è affascinata, la sua incredibile vita diventa un film di Hollywood.
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