Luca Casarini il ribelle: «Salviamo gente in mare. Chi ama vive in eterno»

Incontro con la Ong Mediterraneo al centro universitario di via Zabarella

Leandro Barsotti

Era atteso, nella sala piena del centro universitario di via Zabarella, da un pubblico diverso da quello con cui è cresciuto ribelle a Padova.

Luca Casarini si è visto solo sullo schermo, in collegamento da Bruxelles. Il suo progetto Mediterraneo Saving Humans non lo ha cambiato tanto nel linguaggio, sempre rivoluzionario, ma lo ha cambiato molto nella ricerca di un senso della vita, nella capacità di riflettere sull’umanità, sul mistero del nostro essere qui adesso, sul processo dell’amore capace di vincere contro la paura, contro i potenti, guardando verso la croce.

Oggi è un uomo di 58 anni che crede in un mondo nuovo possibile, e che sa riconsiderare nel bene e nel male il proprio passato. Così ricorda Padova, città dove ha studiato e dove si è fermato a lungo, occupando il centro sociale Pedro e divenendo l’anima di quella realtà di opposizione politica.

«Ho occupato case per viverci io e per aiutare chi non aveva un tetto, sono stato un Disobbediente, ho ricevuto un foglio di via sempre a Padova ma non l’ho mai rispettato, ho fatto a volte cose sciocche ma non ho mai perso di vista la mia inquietudine, la mia sete di giustizia umana, il mio bisogno di stare dalla parte degli ultimi. Ed è così che sono arrivato al mare, al Mediterraneo, sulla nostra nave ribelle costruita per salvare vite».

A introdurre l'evento è stato don Giorgio Bezze, direttore del centro universitario. Durante l'incontro, che ha visto anche l'intervento di don Mattia Ferrari, giovane prete emiliano cappellano di Mediterranea Saving Humans, si è offerta una prospettiva intensa sull'importanza della solidarietà, ricordando i tanti salvataggi in mare della ong Mediterranea di cui Casarini è capomissione.

Riflettendo sul rapporto tra spazio e tempo, soprattutto pensando alle persone ai margini della società e a coloro che provengono da condizioni di estrema povertà, Casarini dipinge uno scenario apocalittico: «uno spazio senza tempo, cioè uno spazio che ingoia il tempo», ha detto. Un mondo dominato dalla competizione e dalla guerra, dove la ricchezza si concentra nelle mani di pochi e dove si armano conflitti in diverse parti del globo. Un potere che vuole imprigionare l'esistenza in un presente senza speranza: «No future».

In antitesi a questa visione, Luca Casarini suggerisce che la solidarietà, come la luce in contrapposizione alle tenebre dell'apocalisse, ha la capacità di dilatare il tempo, quasi di fermarlo. «La solidarietà non è solo semplicemente l'atto caritatevole, è proprio la pratica della riacquisizione di tempo». In un'epoca in cui viene criminalizzata, la solidarietà rappresenta una forza sovversiva che allunga la possibilità di vita e conduce, attraverso la relazione fraterna e gratuita, verso una dimensione quasi eterna: «Chi ama vive in eterno», ha aggiunto Casarini, diventato un predicatore dei nostri giorni.

È in questa cornice che si inserisce il suo avvicinamento alla Chiesa. Casarini evidenzia come Mediterranea sia nata con principi molto semplici: «Prima si salva e poi si discute. Non chiediamo a nessuno da dove viene. Noi chiediamo dove vogliamo andare insieme».

Il suo rapporto con la Chiesa si è nutrito dell'incontro e del confronto con figure significative come Papa Francesco, che lo ha voluto come ospite al Sinodo e con maestri come Don Gallo, prete di strada genovese. Casarini ricorda anche l'appoggio ricevuto da figure come Don Mario Cisotto durante le occupazioni: «Questi esempi testimoniano una Chiesa viva e impegnata, capace di schierarsi a favore degli ultimi e di non aver paura di unire mondi diversi».

 

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